Recensioni: “Tarassaco” di Angelo Argondizzo

La disperazione, il dolore, un incontro che può cambiare il destino, che dona felicità, una felicità che si propaga come un’onda d’urto che travolge tutti, sino a concedere come bene prezioso la volontà e la forza di cambiare, di riappropriarsi di una identità personale mai conosciuta, quasi illusoria, come una leggenda mai narrata. L’intreccio di due vite, i due protagonisti, Chiara e Lorenzo, due fratelli legati da un legame indissolubile, abbarbicatosi alla sofferenza ed al dolore inflitto dalla vita.

Tarassaco, il romanzo d’esordio di Angelo Argondizzo edito Scatole Parlanti, si estrinseca come un’edera rampicante tra i ruderi emotivi ed esistenziali dei protagonisti in una terra di mezzo che nulla dà.

La terra di mezzo è un luogo immaginario o un’identificazione di luogo di passaggio, transitorio, un oblio in cui si può restare intrappolati perennemente o un passaggio per una via di fuga verso il cambiamento, un desiderio che cresce sempre più da uno stato di insoddisfazione, sofferenza, frustrazione o imposto dalla necessità di eventi repentini che non lasciano altra scelta. Uno spiraglio tanto agognato quanto respinto, dalla paura interiore, la paura di ciò che non si conosce, una diffidenza atavica che incatena fortemente a ciò che già risulta essere una prigionia interiore, una sofferenza che tramuta in stabilità, che si insinua come erbacce selvatiche o tarassaco, in case abbandonate ormai diventate ruderi, luoghi di mezzo dove nascondersi e inconsapevolmente scegliere un luogo di appartenenza a quelle origini che ci appartengono e a cui torneremo.

Discriminazione emarginazione nel romanzo di Angelo Argondizzo

La discriminazione è la distinzione operata in seguito a un giudizio; il giudizio esprime un’opinione, ma questo può tramutare in pregiudizio quindi un’opinione preconcetta ingiusta in particolare nei rapporti sociali che portano a discriminazione.  Discriminazione per la povertà, la malattia, la bellezza, l’essere donna, l’essere giovane o anziano, libero di vivere i propri sentimenti nella più totale sincerità e lontano dall’ipocrisia di genere, l’emarginazione dal branco perché sei arrivato “poi”, in un tempo deciso a posteriori da altri che ti condanna ad essere privo d’identità sociale, ma non per questo senza identità personale. Una continua altalena di false apparenze per essere omologato a un qualcosa o qualcuno che non ti identifica, ma dona quel senso di appartenenza che forse è venuto meno dalla famiglia, una famiglia che si è sgretolata davanti ai tuoi occhi senza preavviso, cambiando per sempre il tuo destino.

La terra di mezzo può essere anche un paesello sconfinato dove il quieto scorrere del tempo, ben evidenziato durante la narrazione, che nei passaggi fondamentali degli eventi riporta sempre ora e data, a scalfire meglio nella memoria del lettore ciò che sta per accadere, in un susseguirsi di eventi che alternano momenti di estrema sincerità emotiva a momenti di estrema crudeltà esistenziale. La lotta contro le dipendenze, contro la violenza carnale più subdola nei confronti di una giovane donna che è condannata dalla sua stessa bellezza e da una situazione di abbandono che la rende costretta ad accettare queste condizioni, ovvero essere una merce di scambio per spregevoli impulsi carnali, privi di ogni vibrazione umana e lontani anche da quella animalesca. Un paesello dove le bravate di un gruppo di ragazzini evidenziano fortemente le differenze di classe e le prime discriminazioni sociali: il branco.

Una vita scalfita dalle attese che portano al cambiamento o a un ritorno, a quel quieto vivere familiare in cui si viveva in armonia, interrotto dall’abbandono del padre Claudio, che ha lasciato così Silvana, Chiara e Lorenzo in balia dell’ignoto, che li ha avvolti nel profondo dolore esistenziale. E ancora il mistero dei presagi, quegli eventi futuri che si palesano in anticipo tramite sogni, percezioni o eventi naturali.

Libero arbitrio o destino

Il libero arbitrio è quella condizione che determina la scelta delle proprie azioni in assoluta autonomia o meglio un atto di volontà, scaturito unicamente dal libero pensare di un individuo. In contrapposizione si palesa il destino, che determina a prescindere i fattori del percorso individuale. In questa dualità contrapposta cosa vincerà sul destino dei protagonisti del romanzo di Angelo Argondizzo: la volontà di ribellarsi a ciò che la vita ha imposto loro o il concatenarsi di eventi che li detiene intrappolati nelle loro gabbie? E ancora, l’amore è un palliativo alle sofferenze o è una verità d’amore a sé stante?

La verità è la forma d’amore che sopravvive a tutto.

Simona Trunzo