Recensioni: “Un cuore al buio. Kafka” di Manuela Cattaneo della Volta e Livio Sposito

Un cuore al buio. Kafka. Il titolo introduce ampiamente a quello che sarà il tema principale del volume: l’amore, i sentimenti, in tutte le sue sfaccettature, luci e ombre, così come nella loro più forte semplicità, esprimono le parole cuore e buio. Il cuore inteso come sede degli affetti, dei sentimenti, delle emozioni e il buio: oscuro, senza luce, non illuminato, ma attenzione, non privo.

E poi il protagonista nella sua nuda essenza: “La sua vita è scrivere, se accetta mutamenti è perché ciò corrisponda meglio allo scrittore”. La sua sincerità nell’esporre questa sua essenza, priva di false giustificazioni, nell’affermare la sua incapacità a concedersi all’amore di coppia, perché il suo unico amore è per la scrittura. Consapevole di nuocere nel suo negarsi a chi tanto lo ama, intrappolato nei suoi conflitti interiori, nella paura di ferire e di essere aggredito a sua volta per le sue negligenze e i suoi lati oscuri. Un uomo tanto generoso intellettualmente, quanto avido dell’appropriarsi dei sentimenti altrui, quasi come linfa vitale, ma non per sé, bensì per la scrittura.

Nel romanzo di Manuela Cattaneo della Volta e Livio Sposito (Francesco Brioschi Editore) si intrecciano le storie di cinque donne, con un unico comune denominatore: l’amore per Franz Kafka, un uomo tanto amato che teme l’amore, proprio per la sua consapevole inadeguatezza a ricambiare, conscio della predisposizione del suo essere. Amori passionali, viscerali, carnali e non, in alcuni casi quasi platonici: ma le parole dello scrittore legano a sé il cuore delle donne che hanno cercato invano di trasformarlo in un docile amante.

Le parole in effetti, sono protagoniste quanto i sentimenti, testimonianza di rapporti epistolari, dove nero su bianco, l’amata percepisce di non appartenere più a sé stessa, ma nel contempo, neanche di appartenere all’amato. Lettere che diventano diario di vita per ridurre le distanze fisiche, che aumentano la trepidazione dell’attesa e lo smarrimento nella mancata ricezione o ritardo della stessa lettera.

Eppure, lo stesso Kafka, non riesce a controllare l’istintivo impulso verso colei che diventa oggetto del suo desiderio e, senza riuscire a darsi una spiegazione razionale, brama attenzione dall’amata, ne diventa dipendente, nonostante la continua lotta nel respingere il tutto:” Un’ombra che ti ama infinitamente, che però non si può esporre alla luce”.

Un’appartenenza reciproca assoluta e irreale al contempo. Sentimenti che, a lungo termine, possono intristire l’anima, come un giardino fiorito deturpato e indebolire il corpo; amore vissuto come una malattia e non come energia propulsiva che fa interagire due anime nella loro evoluzione comune. Così, mentre è pronto a chiudere un legame logoro, si slancia repentinamente nel viverne uno nuovo, avido di novità e nuovi modi di amare. Un’inutile illusione quella di riuscire a modificare l’entità dello scrittore, che ha sempre palesato in modo chiaro e netto la sua incapacità a concedersi all’amore, perché lo avrebbe distratto da ciò che lo rendeva vivo: la scrittura.

“L’arte per lui era sofferenza attraverso la quale si liberava per affrontare una sofferenza nuova… un uccello dalle piume più o meno sgargianti, chiuso nella gabbia della propria esistenza.” Per lui tutto è possibile nell’impossibile.

Ricapitoliamo: le parole chiave di questo romanzo sono: amore-scrittura-parole-lettere-sentimento. Amore e sentimento: è quello delle cinque donne che nei confronti di Kafka. Scrittura: Kafka nella sua essenza. Parole e lettere protagoniste del romanzo per due valori aggiunti: le lettere e le parole, dei sentimenti e dei legami dei personaggi sono elemento narrativo e prova tangibile di quanto narrato, perché proprio grazie alla testimonianza di queste lettere si è potuto dar vita allo stesso romanzo. Lettere che rappresentano testimonianza di vita vera, in un determinato sfondo sociale, storico, politico, culturale e politico e prova tangibile di passioni e sentimenti che altrimenti non avrebbero avuto modo d’essere.

Perché “In amore bisogna essere più forte dei dubbi”.

Simona Trunzo