Vampiri sì, vampiri no: la antica storia di un fenomeno di massa

La tetra storia dei vampiri ha origini antiche. Dai remoti racconti creati per dare un senso a fenomeni non spiegabili alla conquista dei mondi della letteratura e del cinema grazie a John Polidori, Bram Stoker e Friedrich Murnau.

Quella del vampiro è una figura arcana che trova i natali tra le pieghe più remote della storia. Già gli antichi greci, i romani e gli ebrei raccontavano storie di demoni dai tratti vampireschi per dare una spiegazione a fenomeni di morte o post-mortem che presentavano caratteristiche inquietanti. Ma è dal XVIII secolo che nasce dalle superstizioni e dalle leggende provenienti dall’Est Europa un vero e proprio fenomeno di massa; tant’è che nell’Oxford English Dictionary compare nel 1784 per la prima volta il termine “vampiro”.

Rousseau confermò lesistenza dei vampiri

In quegli anni, si diffuse in molti villaggi dell’Europa orientale un’epidemia di vampirismo che portò a delle vere e proprie cacce al vampiro. Diceva Jean-Jacques Rousseau nel novembre del 1762: “Se mai c’è stata al mondo una storia certa e provata è proprio quella dei vampiri. Non manca nulla: rapporti ufficiali, testimonianze di persone attendibili, di chirurghi e preti. E nonostante tutto c’è forse chi crede ai vampiri?’’. La risposta è sicuramente sì.  Erano in molti ad affermare con convinzione l’esistenza dei vampiri. C’è chi ci ha creduto per tutto l’Ottocento e chi ci crede tutt’oggi.

Vampiri in giro per l’Europa

Nel 1910 l’antropologo inglese J.C. Lawson scriveva che “raramente passa un anno senza che un qualche villaggio della Grecia non faccia fuori un vrykolakas (vampiro, in greco)’’. La curiosità per il fenomeno doveva sicuramente molto al monaco benedettino Agostino Calmet che nella sua opera del 1746, Dissertazioni sopra le apparizioni de’ spiriti e sopra i fantasmi, parlava di ritornanti, di defunti e creature malefiche che ritornavano, appunto, per portare terrore e che si nutrivano del sangue degli esseri umani. Casi che il religioso francese aveva raccolto a dimostrazione della veridicità di questo fenomeno e spiegando anche che l’unico modo per estirpare il male, per uccidere chi da morto continuava a camminare sulla terra, era di dissotterrarlo e, verificata la mancata decomposizione del cadavere, procedere tagliandogli la testa, strappandogli il cuore e, infine, bruciandone il corpo.

Vampiri sì, vampiri no: la antica storia di un fenomeno di massa
Philip Burne-Jones, The Vampire, 1897 (foto di pubblico dominio)

Le urla dei morti

Rileggendo gli antichi cold case sul vampirismo, si evince che le credenze popolari erano nutrite da un’attenta osservazione dei cadaveri che allora poteva sembrare avere caratteristiche soprannaturali. Oggi, invece, queste manifestazioni sono ben spiegabili dal processo di mummificazione che avviene in ambienti caldi e asciutti o dalla saponificazione, vale a dire il fenomeno che avviene quando il cadavere è esposto a basse temperature. E ancora, nel caso in cui il cadavere venisse trafitto, il corpo potrebbe emettere un urlo, che allora era considerata la prova accertata del vampirismo. Oggi invece, la scienza spiega che la violenza del colpo inferto può causare una veloce fuoriuscita d’aria presente nella cassa toracica e provocare un suono dalla gola simile a un urlo.

Un fenomeno che si trasforma in folclore

Eppure, piano piano il vampiro abbandona il mondo reale per entrare, dopo millenni, in quello del folclore. Le ricerche archeologiche nel corso degli anni hanno dimostrato con una serie di ritrovamenti che la credenza nei vampiri era cosa reale. In Polonia e in Bulgaria, ad esempio, sono stati trovati resti di scheletri con chiare e precise lesioni al cuore, oppure con un sasso conficcato in bocca. E ancora, altre apparizioni sono emerse a Londra, nel cimitero di Highgate, o nel Wisconsin, nel cimitero di Graceland.

I vampiri d’Italia

Anche l’Italia, paese antico di storia e tradizioni, non fa mancare leggende, ritrovamenti e celebri casi di vampirismo. A Venezia, sull’isola del Lazzaretto Nuovo, durante gli scavi archeologici condotti fra il 2006 e il 2008, l’archeologo Matteo Borrini rinvenne i resti inquietanti di una donna vampira. Il teschio della donna aveva un mattone in bocca. Questo perché, secondo le credenze dell’epoca, quando veniva ritrovato nelle fosse comuni un cadavere con bocca e naso sporchi di sangue e con il sudario masticato (i famosi “masticatori di sudari”), si pensava ci si trovasse di fronte a un vampiro. Per evitare dunque che altre salme venissero contagiate dal morbo della non-vita, si soleva incastrare nelle mascelle del cadavere una pietra.

Nel 1819 il vampiro conquista la letteratura

Dall’Ottocento i vampiri conquistarono di prepotenza il mondo della letteratura. A portare il vampiro nei libri fu John Polidori, che, effettivamente, fu il primo a dare vita (o non-vita) al leggendario Principe delle tenebre in un libro, sconosciuto ai più, del 1819 dal titolo: Il vampiro. Polidori, scrittore e medico personale di George Byron, prese spunto per il suo protagonista, Lord Ruthven, da una fantasia nata in una burrascosa serata in cui cinque scrittori, bloccati da un violento temporale a casa di Lord Byron, decisero, per ingannare il tempo, di scrivere una storia di terrore. Così, insieme a Frankestein, venne alla luce nella stessa notte la figura di un distinto e aristocratico vampiro seduttore che Byron poi abbandonò, lasciandolo alla immaginazione e alla penna di Polidori.

Bram Stoker pubblica il suo Dracula

La strada era segnata e, dopo la pubblicazione nel 1872 del racconto della vampira Carmilla dello scrittore Joseph Sheridan Le Fanu, ecco nel 1897 giungere a stampa Dracula di Bram Stoker. Capolavoro della letteratura gotica che ispirerà molti film e romanzi, Dracula contribuì a fare del vampiro un personaggio della cultura popolare mondiale, definendone e tratteggiandone in modo più concreto le caratteristiche occidentali. Molto probabilmente, Bram Stoker si ispirò per il suo famosissimo personaggio al principe Vlad III di Valacchia (1431-1477).

Dracula vampiro
Prima edizione di Dracula (1897) (foto di British Library Board di pubblico dominio)

Le storie inquietanti del principe Vlad

Vlad III ereditò il nome Dracula dal padre Vlad II, che prese il titolo di Dracul entrando a far parte dell’Ordine del Drago, creato per difendere il Cristianesimo. Dunque, Dracula significa esattamente “figlio di Dracul”. Certo, per la tradizione dell’Est Europa la figura di Dracula è quella di un eroe che bloccò l’avanzata turca difendendo strenuamente la Cristianità, ma se da una parte si tessevano le sue lodi di salvatore, dall’altra le storie che circolavano su Vlad III erano veramente spaventose.

Alcune raccontavano che Vlad fosse definito Țepeș, l’impalatore, poiché soleva impalare i suoi nemici. Si racconta che durante la guerra con i turchi (1459-62), fece impalare un intero esercito sulla strada di percorrenza che i nemici dovevano attraversare per raggiungere il suo accampamento e su questa stessa strada fece apparecchiare una tavola imbandita dove pasteggiò amabilmente tra i corpi impalati.

Con Nosferatu i vampiri arrivano sul grande schermo

Nella genesi delle rispettive storie, sia Polidori che Stoker attinsero dal ricco pozzo della mitologia rumena. A partire dagli strigoi, spiriti che risorgono dalla morte, che hanno il potere di trasformarsi in animali, posseggono il dono della invisibilità e bisognano di nutrirsi del sangue delle loro vittime per mantenersi “vivi”. Una particolare citazione meritano i nosferatu bulgari, che stimolarono la fantasia di Friedrich Murnau per il suo film intitolato Nosferatu (Non-spirato), il primo vampiro della storia del cinema, interpretato da Max Schreck nei panni di Orlok. Dello stesso attore, secondo un’affascinante leggenda cinematografica, si diceva che fosse un vero e proprio vampiro, ipotesi legata anche al significato del suo nome, che in tedesco equivale a “Massimo Spavento”.

Nosferatu racconta del terribile Conte Orlok, un vampiro che semina morte e assorbe la vita delle sue vittime. Particolare suggestivo di questa pellicola è che il Principe delle tenebre comparirà solo per nove minuti in tutta la durata del film.

Il vampiro romantico del nostro secolo

Il Vampiro che ritorna tra i vivi, chissà, forse per nostalgia, per rabbia, per amore, per regolare conti in sospeso, per vendicarsi, arriva ai nostri giorni con un carico di romanticismo. Basti pensare alla serie tv The vampire diaries o alla saga di Stephenie Meyer Twilight dove il vampiro è rivisitato in chiave moderna, esce alla luce del sole, si innamora e addirittura, vivendo in mezzo ai vivi, rimpiange la propria natura immortale.

Certo è che praticamente ogni nazione, abbiamo capito, ha il suo vampiro. Ci sono i sampir albanesi e i mjertovjec russi, per citarne alcuni; tutti sono immortali, possono trasformarsi in creature notturne, controllano la volontà altrui e hanno una forte repulsione per la luce del sole, per la croce e per l’aglio. Ricordiamoci, inoltre, che per poter entrare nelle case delle loro vittime devono essere invitati. Ergo – e, con un monito, chiudo –  badate bene a chi aprite le porte delle vostre dimore!

Emanuela Stella

Foto di Mehmet A. da Pixabay