100 anni di Ottiero Ottieri, l’autore del romanzo sociale “Donnarumma all’assalto”

100 anni fa nasceva a Roma Ottiero Ottieri, lo scrittore che attraverso i suoi libri raccontò l’avvento del mondo industriale nelle vite degli italiani e l’origine dei divari sociali di oggi.

Nato a Roma il 29 marzo 1924, Ottiero Ottieri – all’anagrafe Ottiero Lucioli Ottieri della Ciaja – è uno dei massimi scrittori che hanno legato il proprio nome al racconto della storia industriale della seconda metà del Ventesimo secolo, a partire dagli albori del boom economico.

L’incontro fra Ottiero Ottieri e Adriano Olivetti

Brillante studente – si laureò in Lettere a soli ventuno anni –, Ottieri cominciò a lavorare nel settore della cultura di un Paese che provava a risollevarsi dalle macerie della Seconda guerra mondiale. A Milano andò alla ricerca di un lavoro nell’industria proiettata verso un forte sviluppo. Così avvenne l’incontro con Adriano Olivetti che nel 1955 lo mandò a Pozzuoli, in Campania, presso una nuova fabbrica in cui fu nominato addetto alla selezione del personale. Un lavoro pregno di responsabilità e di compiti ingrati, come quello di potere chiudere in un istante, con un colpo di penna, tutte le speranze di quegli italiani che speravano di trovare nell’industria orizzonti di benessere per la propria famiglia, disposti a tutto per ottenere un posto di lavoro sicuro.

Disposti a tutto, un po’ come Donnarumma, il protagonista di quello che è il lavoro più conosciuto di Ottiero Ottieri.

Donnarumma all’assalto, il capolavoro di Ottieri

Donnarumma all’assalto, suo terzo libro di narrativa, è stato pubblicato nel 1959 da Bompiani e ora riedito da Utopia, giovane casa editrice che si è posta l’obiettivo di fare conoscere Ottieri a un nuovo pubblico di lettori in occasione del centesimo anniversario della nascita dell’autore.

Nel libro, tramite il racconto di uno psicologo assunto presso uno stabilimento industriale aperto in un’area particolarmente depressa del Sud, emergono le difficoltà sociali di un popolo, digiuno alle regole dell’industria italiana, ma smaniante di inserirsi nelle dinamiche, spesso alienanti e con esiti altalenanti, del processo di industrializzazione del Mezzogiorno. Un’ultima occasione per elevare la condizione sociale propria e dei propri cari. La voce tonante del progresso però spesso non trovava conferma in uno sviluppo reale delle genti “industrializzanti” che, al pari di Donnarumma, credevano di potere lavorare come ogni altro essere umano – come quei nuovi modelli fiammanti imposti dall’Occidente – per la semplice ragione di essere vivi e in buona salute. Questo conflitto portò soltanto alla genesi di nuove discriminazioni, nuovi divari sociali, incolmabili come e più di prima.

Scontri fra mondi

Attraverso le sue opere letterarie, Ottiero Ottieri, scomparso nel 2002, evidenziò i contrasti fra mondo tecnico e mondo contadino e le difficoltà delle società rurali a uniformarsi, secondo i dettami del capitalismo post-bellico, alla nuova società dominante, che tentava di cancellare – e in buona parte ci è riuscita – l’antica civiltà della terra.

Ottiero Ottieri, un autore da rileggere

Recuperare i libri di Ottiero Ottieri – oltre a Donnarumma all’assalto si citano almeno L’irrealtà quotidiana, uscito nel 1966 e vincitore del Premio Viareggio per la saggistica, e Il campo di concentrazione e Contessa, finalisti al Premio Strega nel ’72 e ’76 – significa riscoprire uno scrittore centrale della narrativa italiana del Novecento, ma è pure occasione per recuperare discorsi sempre attuali e riflettere su quanto l’“epoca d’oro” segnata dal progresso della seconda metà del secolo passato abbia influito sul nostro presente.

Ottiero Ottieri con la scrittrice e fotografa Carla Cerati (1977)

Foto di Mario Biondi writer – Opera propria condivisa via Wikipedia con licenza CC BY-SA 4.0