Paolo Orsi è sicuramente fra gli archeologi più importanti che ha avuto il nostro Paese. Nato a Rovereto, in provincia di Trento, nel 1859, Orsi dedicò la sua vita all’esplorazione e all’illustrazione archeologica della Sicilia e della Calabria, tanto che viene a ben donde definito il padre dell’archeologia calabrese, nonché di quella Magna Grecia che contribuì in maniera determinante a disseppellire. I suoi studi e le sue campagne di scavo, infatti, hanno permesso alle generazioni future di riappropriarsi del prezioso patrimonio culturale e artistico della propria terra.
L’avvio di carriera di Paolo Orsi
Il giovane Paolo Orsi comincia a seguire corsi di storia antica e archeologia a Vienna, prima di laurearsi in Lettere a Padova nel 1882. Dopo i primi scavi preistorici in Trentino, un periodo di insegnamento, una parentesi come sottobibliotecario alla Biblioteca nazionale di Firenze e alcuni piccoli insuccessi professionali, alla soglia dei trent’anni vince il concorso di ispettore di terza classe degli scavi e dei musei e viene destinato a Siracusa, in Sicilia. Negli ultimi anni dell’Ottocento, perciò, ha la possibilità di studiare e scavare un territorio ampiamente inesplorato e ricchissimo di storia. A Orsi oggi si deve buona parte della conoscenza archeologica e storica dell’isola.
Gli incarichi e la scoperta della Magna Grecia
Il 1907, poi, è un anno molto importante. In quell’anno Paolo Orsi riceve la nomina di Soprintendente per la Sicilia Orientale (i correnti territori di Siracusa, Catania, Enna e Caltanissetta) e assume anche la direzione dell’appena costituita Regia Soprintendenza agli scavi e musei archeologici di Reggio Calabria (con competenza sulle province di Reggio Calabria, Cosenza e Catanzaro, in Calabria, e Potenza, in Basilicata).
Tralasciando le grandi indagini archeologiche condotte in Sicilia, in Calabria Paolo Orsi riporta alla luce molti siti della Magna Grecia, la Grande Grecia d’Occidente costituita a partire dall’VIII secolo a.C. nel Sud Italia e quindi anche in Calabria. Opponendosi ai continui scavi clandestini volti a saccheggiare il pregevole patrimonio nascosto nel sottosuolo calabrese, Orsi riesce a identificare – forte di una spiccata capacità intuitiva – varie pòleis magnogreche come Krimisa (nel territorio dell’attuale territorio di Cirò Marina), Kaulon (colonia achea lungo la costa dell’attuale Monasterace), Hipponion (oggi Vibo Valentia) e Medma (Rosarno).
Capo Colonna, Locri e Terina, le altre imprese di Paolo Orsi
Sempre in Calabria, inoltre, conduce fino al 1924 ricerche presso il tempio di Hera Lacinia a Capo Colonna e il santuario di Apollo Aleo a Cirò Marina e in moltissimi altri siti calabresi: Sibari, Santa Severina, Strongoli, Roccelletta di Borgia, Bivongi, Stilo, Gerace, Locri – qua è fra i protagonisti della scoperta del tempio di Marasà e del gruppo marmoreo dei Dioscuri –, Staiti, Bova Marina, Tropea e Taureana di Palmi.
Altro territorio oggetto delle esplorazioni di Paolo Orsi e della sua squadra di archeologi è quello della Piana di Sant’Eufemia (comprendente l’attuale città di Lamezia Terme) con le campagne di scavo volte a rintracciare gli antichi centri di Temesa e Terina. È grazie al lavoro di Orsi che dalla Piana – al tempo ancora in parte non bonificata – riemergono le magnifiche rovine di un mondo antico, la polis di Terina, la subcolonia di Kroton che nel corso dei secoli è stata oggetto di dubbi circa la corretta ubicazione.
In quello specifico complesso di operazioni, oltre che sui suoi studi e i suoi fidi collaboratori siciliani, l’archeologo si affida alla conoscenza del territorio della gente del posto, gli agrari più illuminati e i braccianti più bendisposti. Grazie alla loro disponibilità, nel 1914, nei pressi di località Terravecchia-Elemosina, in prossimità del nucleo di Terina e dell’Abbazia di Sant’Eufemia, riesce nel recupero di una preziosa tabella testamentaria in bronzo in caratteri achei risalente alla seconda metà del IV secolo a.C.
La Calabria bizantina
Il grande archeologo contribuisce alla apertura del Museo archeologico di Reggio Calabria – al tempo chiamato Museo nazionale della Magna Grecia – e studia con interesse anche la storia bizantina della Calabria, incentivando la riscoperta, la tutela e la valorizzazione di luoghi in pericolo o addirittura dimenticati come la Cattolica di Stilo, la cui opera di restauro – inclusi gli stupefacenti affreschi interni – parte nel 1911 anche grazie all’intervento del collega Umberto Zanotti Bianco e all’interessamento della Regina Margherita in persona.
La scomparsa e l’eredità
Senatore del Regno d’Italia dal 1924, Paolo Orsi si spegne nella natia Rovereto nel 1935. Con la sua morte lascia al museo della città trentina una collezione di terrecotte e monete greche e magnogreche – un nucleo di oltre mille e cento esemplari – di bronzo, d’argento e d’oro. All’insigne archeologo che tanto ha dato per la scoperta della Magna Grecia è anche intitolato il Museo archeologico regionale di Siracusa.
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Antonio Pagliuso