I cento anni dalla nascita di Ray Bradbury

Cento anni fa nasceva Ray Bradbury, lo scrittore che accese l’immaginazione e ci fece sognare mondi al di là del possibile.

 

È il 22 agosto 1920 quando a Waukegan, cittadina dell’Illinois, nasce lo scrittore Ray Douglas Bradbury, considerato un innovatore del genere fantascientifico. Fantascienza che scopre sin da giovanissimo, iniziando poi a pubblicare racconti su periodici di settore. Passa dal vendere giornali tra le strade di Los Angeles, alle giornate alla Biblioteca Powell dell’Università della California, in compagnia della macchina da scrivere.

Il narratore, dall’anima gotica, e sceneggiatore cinematografico è stato uno dei più prolifici del Novecento: settant’anni di scrittura hanno prodotto più di quattrocento racconti e oltre cinquanta libri. Creatore attento di realtà altre, avvenieristiche, che hanno ispirato scrittori, scienziati e ricercatori.

Ha plasmato mondi da esplorare con occhi curiosi, dimensioni tanto belle quanto pericolose, dove gli uomini rischiano di perdersi, alienati e fagocitati da una nuova civiltà tecnologica. Allora, alle dimensioni distopiche Bradbury affianca lirismo e denuncia delle brutture e dei pericoli del suo tempo — che è anche il nostro. Non è difficile, infatti, ravvisare negli scritti degli anni Quaranta e Cinquanta elementi attuali anche oggi, segno della sua capacità di guardare avanti.

Le Cronache marziane

Nel 1950 l’autore americano (morto il 5 giugno 2012) decide di raccogliere in un unico volume le sue Cronache marziane (pubblicato in Italia da Mondadori nel 1954), resoconto della conquista e della colonizzazione di Marte da parte dei terrestri. 

È il romanzo che darà a Bradbury una certa notorietà e la possibilità di parlare al mondo che lo circonda.

Il fuoco di Fahrenheit 451 

Un anno dopo, nel 1951, Bradbury pubblica sul numero di febbraio di Galaxy un racconto dal titolo The Fireman (Il pompiere). Un paio d’anni dopo, decide di riprendere quello scritto e di rimaneggiarlo: nasce così il celeberrimo romanzo Fahrenheit 451 — temperatura a cui brucia la carta —, capolavoro che lo consacrerà a fama imperitura. Dal libro è tratto l’omonimo film culto del 1966 diretto da François Truffaut.

Elogio e dichiarazione d’amore per i libri e la lettura, ma anche monito che ci ricordi che non è saggio dare per scontato anche ciò che di più prezioso abbiamo, Fahrenheit 451 è indipendenza, libertà e necessità di pensare con la propria testa ponendosi di continuo domande, anche quelle scomode.
I libri sono qui per questo: le idee custodite da quelle pagine hanno una forza immensa; sono il modo in cui i pensieri passano e attraversano gli anni e le generazioni di persone che leggono. Come scrive Neil Gaiman nell’introduzione al testo edito da Mondadori: se perdiamo i racconti a cui ci siamo affidati, perdiamo la storia condivisa, che è gran parte di quello che ci rende umani.

La trama

Montag fa il pompiere in un mondo in cui ai pompieri non è richiesto di spegnere gli incendi, ma di accenderli: armati di lanciafiamme, fanno irruzione nelle case dei sovversivi che conservano libri e li bruciano. Così vuole fa legge. Montag però non è felice della sua esistenza alienata, fra giganteschi schermi televisivi, una moglie che gli è indifferente e un lavoro di routine. Finché, dall’incontro con una ragazza sconosciuta, inizia per lui la scoperta di un sentimento e di una vita diversa, un mondo di luce non ancora offuscato dalle tenebre della imperante società tecnologica.

Durante tutta la notte ho pensato a tutto il cherosene che ho versato in dieci anni. E ho pensato ai libri. Per la prima volta mi sono reso conto che dietro ogni libro c’è un essere umano. Un essere che ha dovuto pensarlo e usare il suo tempo per metterlo sulla carta. Non ci avevo mai riflettuto prima.

Altre opere 

Tra le sue opere ricordiamo inoltre:

  • Addio all’estate
  • L’Albero di Halloween
  • Il cimitero dei folli
  • Constance contro tutti
  • Il popolo dell’autunno
  • Tangerine e Viaggiatore nel tempo.

 

V.D.