Gipsoteca Francesco Jerace, la luce del Maestro polistenese

Francesco Jerace è sicuramente tra i nomi più importanti della scultura meridionale e italiana tra Otto e Novecento. Le sue opere hanno superato non soltanto i confini nazionali, ma pure quelli continentali. La gipsoteca a lui intitolata all’interno del Museo delle Arti di Catanzaro ne racconta una parte centrale della fulgente parabola artistica.

Nato il 26 luglio 1853 a Polistena, popoloso centro a metà strada tra la Piana di Gioia e le pendici dell’Aspromonte, Francesco Jerace appena sedicenne si trasferisce a Napoli, dove frequenta la Real Accademia di Belle Arti.

Dopo una prima passione per la pittura, Domenico Morelli, uno dei suoi maestri, lo indirizza alla scultura. L’intuizione di Morelli si rivela esatta: il riconoscimento internazionale di Jerace parte già dalla fine degli anni settanta dell’Ottocento grazie alla straordinaria abilità di adattare nelle sue sculture il realismo moderno al bello ideale classico.

Nei suoi busti i volti emergono in tutta la loro espressività, così come la potenza che sprigiona dalle sue opere monumentali tra le quali non si possono non ricordare il Trionfo di Germanico, marmo custodito alla Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea di Roma, e il gruppo bronzeo dell’Azione, sito all’Altare della Patria (lato destro della cancellata di Manfredo Manfredi e della scalinata).

Gipsoteca Francesco Jerace di Catanzaro (foto Antonio Pagliuso)

Le sculture di Francesco Jerace a Catanzaro

Di queste due monumentali realizzazioni esistono due bozzetti ospitati all’interno della Gipsoteca Francesco Jerace di Catanzaro, al piano terra del Museo delle Arti (MARCA), luogo essenziale per scoprire e ammirare l’arte di Jerace. Il museo del capoluogo della Calabria espone infatti le opere donate nel 1966 dalla figlia dell’artista, Maria Rosa Jerace, all’amministrazione provinciale della città.

La preziosa donazione comprendeva in origine quaranta sculture di Francesco Jerace, ma alcune andarono distrutte a seguito di un viaggio turbolento – al tempo non esistevano le disposizioni e accortezze riservate oggigiorno per il trasporto delle opere d’arte. Comunque gran parte dei beni fu restaurata dallo scultore Zino Nisticò per tornare a Catanzaro al termine degli anni ottanta. Il patrimonio, infine, ha trovato casa al Museo delle Arti.

Tra le opere più belle conservate dal 2008, anno dell’apertura, al museo calabrese una delle molteplici riproduzioni della fiera testa di marmo della Victa – con la quale, concretando “un mirabile equilibrio spirituale e formale” (Alfonso Frangipane, Francesco Jerace, in Studii e ritratti calabresi), Jerace partecipò con successo all’Esposizione nazionale di Torino 1880 –, una Madonna Addolorata, l’opera funebre del Fanciullo con angelo, i busti ideali della principessa Evelina Colonna di Galatro e dell’Ercolanea – esempi della straordinaria capacità ritrattistica del Maestro –, vari rilievi e bassorilievi.

Victa (1880) alla Gipsoteca Francesco Jerace di Catanzaro (foto Antonio Pagliuso)

Quella del MARCA – istituzione culturale che ospita pure una pinacoteca con tele, per dirne uno su tutti, di Andrea Cefaly – è senza dubbio una delle collezioni più nutrite, ma la mano di Francesco Jerace è visibile in tutta la Penisola e anche oltre i confini nazionali.

Itinerario del Maestro Jerace in giro per l’Italia

Per fornire un’impressione appena sufficiente dell’opera del Grande polistenese, elenchiamo alcuni suoi lavori siti a Napoli, città in cui visse per buona parte della sua vita e fino alla morte, sopraggiunta il 18 gennaio 1937. Sue decorazioni si trovano nei saloni e nel giardino della settecentesca Villa La Fiorita, sui Colli Aminei, dove l’artista soggiornò per un periodo, ospite della famiglia del banchiere Oscar Meuricoffre. Sempre ai piedi del Vesuvio si possono ammirare alcune sculture sulla facciata del Duomo, la statua di Vittorio Emanuele II per il frontone di Palazzo reale, la statua di Antonio Toscano, l’Eroe di Vigliena, opera principale delle molteplici conservate al Maschio Angioino, e il magnifico altorilievo bronzeo sulla facciata dell’Università di Napoli, in cui, tra le diciotto figure, primeggia Federico II, re di Sicilia e imperatore del Sacro Romano Impero, fondatore, nel 1224, dell’ateneo napoletano.

Leggi anche Orfeo e le Sirene, torna in Italia il gruppo scultoreo trafugato negli anni settanta

A Roma, oltre ai succitati Trionfo di Germanico e L’Azione, si trovano tre busti di Francesco Crispi, quattro volte presidente del Consiglio dei Ministri, esposti a Palazzo Madama, Palazzo di Montecitorio e Banca d’Italia.

Trionfo di Germanico (dettaglio, 1880) alla Gipsoteca Francesco Jerace di Catanzaro (foto Antonio Pagliuso)

Un artista di livello internazionale

Naturalmente numerose opere di Francesco Jerace sono rintracciabili nella città e regione natali – un altare marmoreo nel Duomo di Polistena, le statue di San Paolo e Santo Stefano di Nicea per il sagrato del Duomo di Reggio Calabria, il Cristo Redentore posto a Montalto, vetta dell’Aspromonte, più molti altri busti, statue e monumenti ai caduti della Grande Guerra –, ma la raffinatissima arte del grande artista calabrese valicò i confini patri. Più volte invitato a rassegne sparse per il mondo, opere di Jerace sono oggi a Londra, Dublino, Berlino, Monaco di Baviera, L’Aia, Atene, Madrid, Varsavia, Odessa e Bombay.

Antonio Pagliuso

Ritratto di Francesco Jerace opera di Alfonso Frangipane