“La pandemia da azzardo”, il cancro del gioco in Italia

Quindicimila sale scommesse e sessantamila slot machines. Settantottomila lavoratori nel comparto. Diciannove miliardi all’anno di perdite, dei quali dieci ritornano allo Stato e nove vanno alle imprese. Sono questi alcuni dei numeri del gioco in Italia, tema al centro del libro La pandemia da azzardo. Il gioco ai tempi del Covid: rischi, pericoli e proposte di riforma, edito Altreconomia.

Giulia Migneco – autrice del volume insieme a Claudio Forleo – ne ha parlato con Maria Antonietta Sacco di Avviso Pubblico e il giornalista Antonio Chieffallo in un incontro inserito nel cartellone della X edizione di Trame festival dei libri sulle mafie.

La domanda con cui Chieffallo dà il via al confronto è salace: “Perché lo Stato ha scelto di promuovere il gioco d’azzardo?”. Perché ha deciso di investirvi così tanto negli ultimi decenni? Sì perché i primi due decenni di questo secolo hanno visto il gioco d’azzardo – formalmente proibito dalla legge, salvo deroghe che negli ultimi venti anni si sono moltiplicate incrementare la sua espansione nel nostro Paese dell’800%. Un aumento che va di pari passo a quello delle dipendenze che, inevitabilmente, rovinano migliaia di famiglie italiane, anno dopo anno. 

La Migneco, responsabile ufficio stampa di Avviso Pubblico, non ha dubbi: “Lo Stato ha investito per due ragioni: fare cassa e contrastare le organizzazioni criminali del settore”. Una scelta che si è rivelata però sbagliata perché le mafie continuano a prosperare e hanno ancora in mano il settore, che con l’avvento del gioco online – area in cui è facilissimo inserirsi e nella quale è oltremodo arduo indagare – si è allargato ancora di più. Per non parlare degli esorbitanti costi sanitari e sociali che questa infausta scelta ha portato; costi che regioni e comuni versano annualmente per provare a curare chi vuole liberarsi da tale cancro.

La situazione in Calabria

Maria Antonietta Sacco si è concentrata sulla situazione in Calabria chiedendo una maggiore applicazione della legge della Regione Calabria contro il gioco patologico che ha introdotto varie iniziative come il “No slot day”, eventi che però non hanno avuto un seguito consistente e che non riescono ad attecchire su una popolazione poco sensibilizzata verso la problematica.

“Avere la consapevolezza della pericolosità del gioco d’azzardo è il primo passo” dice Sacco, lanciando un appello alla prossima formazione di governo regionale perché si concentri su questa realtà così fiorente, seppur poco propagandata, e che la pandemia del 2020-2021 ha inasprito, specie tra i giovani, più avvezzi al gioco in rete.

“La pandemia da azzardo”, il cancro del gioco in Italia

Quali sono le possibili vie d’uscita?

“Riconoscere il problema è primario” sostiene Giulia Migneco. Questo male sociale a differenza di altre dipendenze è invisibile, tanto che neppure il soggetto dipendente se ne rende facilmente conto. Il secondo passaggio sarebbe quello di affidarsi agli esperti per dare inizio alle cure; poi, sarebbe essenziale che le istituzioni facessero conoscere in maniera più esplicita i pericoli nascosti dietro il gioco – come avviene per il fumo, con le immagini crude stampate sui pacchetti di sigarette – e che rendessero più trasparenti e fruibili per tutti i dati relativi al gioco d’azzardo in Italia, regione per regione, comune per comune.

Antonio Pagliuso