Luigi Tassoni a Sciabaca: “Non più esotici scrittori meridionali, ma scrittori europei”

A Soveria Mannelli, comune montano della provincia di Catanzaro, luogo al centro del Mediterraneo, crocevia di culture, diaframma tra la Calabria Citra e la Calabria Ultra, si è conclusa la settima edizione di Sciabaca Festival. La rassegna, organizzata da Rubbettino Editore, ha avuto come filo conduttore il viaggio e il viaggiatore, l’essere umano che si trasforma in narratore grazie al suo bagaglio di esperienze messe a disposizione del prossimo che sa ascoltare.

Viaggiatori e narratori come Luigi Tassoni, apprezzato critico, semiologo e professore ordinario di Letteratura italiana e di Semiotica all’Università di Pécs, in Ungheria, protagonista all’interno di Sciabaca di una lectio magistralis dal titolo “Scrittori del Sud, scrittori d’Europa”.

Un intervento condotto col fine di sfatare quella credenza che un autore del Meridione d’Italia, ancor più se profondo e sconosciuto, non possa assurgere al ruolo di scrittore di respiro non soltanto nazionale ma anche mondiale, che la sua opera possa generare riflessione al di fuori dai confini più o meno circoscritti entro la quale è stata prodotta.

Il dialogo con le nuove generazioni

L’esposizione di Tassoni – che presso la casa editrice che in questo 2022 festeggia i cinquant’anni di attività ha di recente pubblicato Diario di lettura e di letteratura, un volume in cui il docente ripercorre le sue tappe di lettore ancor prima di vestire i panni di scrittore e critico – è stata svolta dinanzi a un nutrito auditorio di studenti provenienti da numerosi istituti del territorio. E sono loro, gli adolescenti di oggi e adulti di domani, i destinatari cui il professore si rivolge in particolare, ben conscio di quanto le nuove generazioni siano più sedotte da altri strumenti meno pallidi e canonici rispetto all’oggetto e bene che chiamiamo libro.

Generazione un po’ “distratta”, che rischia di interrompere quel continuo flusso narrativo che ha segnato la conoscenza e consapevolezza umana, proprio a causa della scarsa familiarità non già con l’opera ma addirittura con l’identità degli scrittori che hanno dato lustro alla letteratura patria. Anche nei riguardi degli scrittori calabresi ovvero quelli nati in Calabria, seppur questa sia una espressione poco digeribile per Tassoni – “Sono allergico alle frasi del tipo ‘scrittore friulano’, ‘scrittore toscano’, ‘scrittore calabrese’…” – e che ha generato una sorta di autoghettizzazione che non ha affatto giovato alla fama dei vari Corrado Alvaro, Fortunato Seminara, Mario La Cava e Saverio Strati.

Luigi Tassoni a Sciabaca: “Non più esotici scrittori meridionali, ma scrittori europei”

La Calabria, una terra che andava narrata e che ora va riscoperta

La Calabria era “una terra che doveva essere raccontata”, sostiene Tassoni, ma l’etichetta di scrittore calabrese – forse in origine presa sottogamba – ha prodotto una aura di esoticità che, se non ha di fatto tolto qualcosa, ha rischiato comunque di viziare l’opera di questo o quell’altro scrittore “territorialmente classificato”.

“Autori che non fanno altro che dirci chi siamo” e che bisogna conoscere per dare continuità a un patrimonio da tramandare grazie alla tipica e straordinaria capacità e propensione umana al racconto. Riscoprire questi cantori con occhi nuovi: ecco l’obiettivo da fissare.

Bandire l’etichetta di autore regionale

Non si cercano colpevoli nella lectio di Luigi Tassoni, ma si riflette sul peso che un legame così saldo con le proprie origini, appalesato dagli autori stessi nei loro lavori e plasmato dai lettori e dalla critica, ha avuto sulle impressioni dei coevi e dei posteri. Una criticità che in molti hanno fronteggiato lasciando la propria terra, nel tentativo di scrollarsi di dosso l’etichetta di autore regionale che sicuramente è piaciuta oltreconfine, ma che ora deve appartenere soltanto al passato, per agevolare, libera di gravosi fardelli, la nascita di una nuova narrazione della Calabria e del suo “non definibile” popolo.

Inaugurato CARTA, il parco d’arte contemporanea di Rubbettino

Nel corso di Sciabaca Festival si è tenuta anche l’inaugurazione di CARTA, il parco d’arte contemporanea sorto nell’area verde attorno alla sede della casa editrice. I primi curatori saranno Alessandro Fonte e Shawnette Poe, mentre le prime opere d’arte esposte saranno Time Cutouts di Rachele Maistrello e Control Beam di Stefan Alber.

Antonio Pagliuso

Foto di Maria Fiorina Cicero