Psycho, il film diretto da Alfred Hitchcock, spegne sessanta candeline.

Una serie di elementi che si inseguono a ritmo incalzante.

L’insegna di un motel isolato. Una casa sinistra su una collina. Il soffione della doccia. Marion Crane. Le note stridule degli archi. Una mano alzata per difendersi e un braccio che brandisce un coltellaccio. Una bocca distorta da un urlo che pare ancora di sentire. 

Quarantacinque secondi di violenza, sette giorni di girato e cinquantadue tagli di montaggio: la scena dell’omicidio nella doccia è quella in assoluto più famosa e potente del film. Ci fa vedere senza mostrare. 

D’altronde un film culto lo si riconosce subito, bastano pochi elementi per identificarlo. Sono gli stessi elementi che una volta catturata l’attenzione del pubblico saranno indimenticabili, anche dopo sessant’anni. Così un film entra nella storia del cinema.

È il caso di Psycho del regista inglese Alfred Hitchcock, uscito nelle sale il 24 novembre 1960 e interpretato da Janet Leigh e Anthony PerkinsA Bernard Herrmann il compito di creare l’iconica colonna sonora. Titoli di testa di Saul Bass.

Tratto dal libro omonimo di Robert Bloch, ispirato alla vera storia del serial killer Edward Gein, la pellicola — girata in bianco e nero da una troupe televisiva e con un budget risicato — è stata uno dei più grandi successi del regista sia negli USA che all’estero. 

Foto dal web

Cinema e psiche

Acclamato dal pubblico, un po’ meno dalla critica, è considerato più un horror che un thriller. Una pellicola che infrange le più consolidate convenzioni cinematografiche, quasi freudiana: vi troviamo desiderio, pulsione, ossessione, rimozione. Anche una buona dose di voyeurismo.

A Sir Alfred, lo sappiamo, piaceva essere sadico con il suo adorato pubblico. Giocava con lui, lo portava dove voleva, gli forniva delle false piste, lo sorprendeva e lo inorridiva, lo traumatizzava.

Chi meglio di Hitchcock riesce ancora oggi a sondare l’animo umano, ad arrivare fino in fondo alle spinte emotive di ogni spettatore? Del resto, ce lo aveva detto il filosofo e psicoanalista sloveno Slavoj Žižek: Psycho è un film che mette in discussione il nostro bisogno di identificazione con l’altro, ci fa trasalire sulla sedia e ci costringe a assumere posizioni decisamente scomode. 

Immaginate da spettatori, a un certo punto della visione, lo sconcerto di prendere coscienza del nostro parteggiare e solidarizzare con un assassino. Mentre la protagonista, o colei che dovrebbe esserlo, viene uccisa a metà film. Uno shock. Come lo sguardo fisso di Norman Bates dritto in camera, un ghigno gli taglia il viso. 

In Psycho del soggetto mi importa poco, dei personaggi anche: quello che mi importa è che il montaggio dei pezzi del film, la fotografia, la colonna sonora e tutto ciò che è puramente tecnico possano far urlare il pubblico.

Trama

La storia si svolge fra la città di Phoenix e un motel lungo la strada che dall’Arizona porta alla California. La giovane e inquieta Marion Crane (Janet Leigh) deruba di 40.000 dollari un cliente dell’agenzia immobiliare per cui lavora, perché è stufa della vita che conduce.

Costretta a vedersi nei ritagli di tempo con il proprio amante Sam Loomis, senza potersi sposare perché l’uomo è sommerso dai debiti per pagare gli alimenti alla propria ex moglie.

Viaggiando verso il negozio di Sam in California, a causa di un violento temporale, Marion si ferma presso il Bates Motel, incrociato sulla strada, per trascorrere la notte. Il motel è diretto da Norman Bates (Anthony Perkins), un tranquillo giovane bistrattato e oppresso dall’anziana madre.

Marion dopo l’incontro con Norman decide di tornare a Phoenix per restituire il denaro sottratto, ma le cose non andranno come previsto. Quello di cui tutti verranno a conoscenza andrà ben al di là di un semplice furto di qualsiasi somma di denaro, al di là dell’immaginabile.

Consigli di lettura

In occasione di questo compleanno così speciale, ma soprattutto se siete curiosi di mettere un piede nel mondo di Alfred Hitchcock, vi consigliamo la lettura di:

  • Psycho di Robert Bloch (Il Saggiatore)
  • Psycho. Come Hitchcock insegnò all’America ad amare l’omicidio di David Thomson (Minimum Fax)
  • Una visita al Bates Motel di Guido Vitiello (Adelphi)
  • Le bionde di Hitchcock di Thilo Wydra (Jaca Book)
  • L’universo di Hitchcock di Slavoj Žižek (Mimesis).