Recensioni: “Questo è il piacere” di Mary Gaitskill

È appena uscito in libreria Questo è il piacere di Mary Gaitskill, ovvero la violenza di genere raccontata attraverso l’inedita voce dell’uomo accusato delle molestie e quella della sua confidente.

La violenza di genere raccontata con un tratto fuori dagli schemi, nel nuovissimo libro di Mary Gaitskill Questo è il piacere (titolo originale This is pleasure), appena uscito per Einaudi nella splendida traduzione di Maurizia Balmelli.

No, non è un libro-processo contro l’ennesimo molestatore incallito, nonostante sia uscito in America, nonostante la scrittrice sia una donna, nonostante – se noi ci limitassimo a raccontare per sommi capi la trama – si potrebbe credere che sia così.

È un libro a due voci, ma è diverso dagli altri perché a parlare stavolta non sono le vittime – o almeno, non direttamente. Parla l’uomo accusato di averle molestate, e in alternanza una testimone chiave dei suoi misfatti, veri o presunti, che la legge non ha ancora messo al vaglio: la sua migliore amica.

Margot conosce quasi sempre le vittime di Quinn – personalmente o attraverso le sue disinvolte confidenze. Traccia così dei ritratti indimenticabili – di loro e anche di lui –, analizza, racconta, descrive e seziona una fetta d’America. Ma anche Quinn fa la sua parte: quella di uomo così colmo di miserie e di stranezze da apparire a tratti grottesco, caratterizzato senza dubbio dall’insanabile vizio delle avances, a volte esplicite e perseguibili, a volte solo accennate o rimaste nel cassetto.

Mary Gaitskill ci fa entrare delicatamente nella psiche di questi personaggi, e soprattutto lo fa senza mai esprimere giudizi espliciti, lasciando spazio aperto alle proiezioni e alla libera interpretazione di chi legge. Il quale verrà accompagnato dentro a uno scandalo che prelude a un vero processo, attraverso una narrazione incalzante che riproduce fedelmente i retroscena e il contesto tutto americano del “Me too”.

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È una scelta che sorprende quella della Gaitskill, che sceglie di tacersi completamente per far parlare fatti e protagonisti della vicenda, scivolando sapientemente dentro di loro, nelle pieghe più recondite di una storia che sembra vera perché è il prototipo di molte storie vere, e come tale vive fuori da ogni forma di retorica. Una storia scritta da una donna americana, che dimostra ancora una volta – bypassando recenti polemiche d’oltreoceano – come le generalità di un artista possano essere automaticamente messe da parte di fronte al compiersi di un’opera autentica.

Giulia De Sensi