Recensioni: “Addio fantasmi” di Nadia Terranova

Celati in una storia di partenze e di ritorni, sussurrano la loro presenza i fantasmi di Nadia Terranova. Come ombre sottopelle. Procedendo nella narrazione da un punto di vista disincantato e malinconico allo stesso tempo, Ida, la protagonista esule nella capitale e a debita distanza dalla sua Itaca siciliana, pagina dopo pagina si sente sempre più ancorata a un mondo che pensava di avere ormai abbandonato, una famiglia che da tempo comprende uno spazio di assoluta non-vita, un luogo arso dove dappertutto c’è gente che sta male e terra bruciata.

Ci sono, dentro Addio fantasmi (Einaudi), due storie apparentemente inconciliabili, quella della bambina e poi adolescente alla prese con le illusioni, il dolore ancora solo in circolo, e quella della donna in fuga dal passato, pronta ad accogliere in sé l’arte, che trattiene nascosta dietro testi composti per programmi radiofonici, arriva l’arte, eroica, per riuscire a dire quella che è la ferita, per iscritto o a voce purché non resti più nulla da dire. Convivono dunque queste due tendenze, quella conciliante che contiene tutto il fascino delle storie di formazione, da dove tutto parte e si vive ancora all’inverso del dolore, la stanza grande e chiara da cui resta fuori l’oscenità della sofferenza, e quella che mette in guardia il lettore, non c’è niente da fare, pare indicare, bisogna guardare in faccia le zone a margine dell’esistenza, per cui atterriti si accoglie parte di quel soffrire e la misura di ogni tentativo di sopravvivenza.

L’ossatura del romanzo si regge su questo vano segreto degli affetti, la scomparsa di una persona cara, mentre il resto stringe legami intorno a quello che è essenzialmente un canto delle stagioni, intonato da chi, come Ida abituata a prendersi cura di se stessa e di una memoria che brucia, è disposta ora a proteggere persino una madre apparentemente anaffettiva che comunque non è mai andata via, anche tra ire improvvise e riconciliazioni. Il mondo è cambiato da quel momento drammatico, non resta che prendersi cura delle macerie, ma è ancora pieno di umanità, distribuisce vertigini e angosce, però offre anche l’opportunità di riconciliarsi con le proprie ferite, e il solco che rimane diventa la precondizione per prendersi cura degli altri.

È un viaggio a ritroso accanto a un personaggio ingombrante, un padre scomparso che non scompare mai, su un piano intermittente che continua a tornare a galla, con i dolori che si sono raggrumati da qualche parte. Una vita appesa a un tempo imperfetto, come quello delle favole sospese, ma c’è qui qualcosa di incompleto, non un lieto fine non un silenzio totale. Qualcosa di lei è scomparso pure.

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In Addio fantasmi, finalista al Premio Strega 2019, Nadia Terranova sfila un cassetto dai tornanti della memoria, lo adagia e s’appresta al riordino con maestria, è una scrittrice capace ormai di entrare e uscire da diverse stanze, scegliendo infine quella in cui sono andati a nascondersi i ricordi – qualche parete li ha assorbiti e restituiti improvvisamente? E le cose a essi affidate. Le cose che ci appartengono ancora, c’è un ritorno anche alla cura delle cose, il tempo di pronunciare il loro nome per poi tornare al presente, al ritmo dell’intermittenza del pianto, e infine arrendersi al sonno in una casa rimasta vuota a metà.

Pasquale Allegro