Recensioni: “L’insolenza e l’audacia” di Massimo Gatta

L’insolenza e l’audacia (Graphe.it Edizioni) è l’ultimo lavoro dello studioso e bibliofilo Massimo Gatta, un’opera solidale, di più, sostenitrice delle babilonia di carta e arcinemica delle ordinatissime e fasulle librerie che vediamo in tv.

“Pretendere di ordinare la propria libreria, sempre che il numero di volumi sia superiore a una quota minimamente significativa – diciamo diecimila libri, sotto è inutile parlarne, meglio dedicarsi alla filatelia, che si risparmia anche spazio – è come ambire a disciplinare la vita.”

Non lasciamoci intimidire dalla prefazione di Luigi Mascheroni, L’insolenza e l’audacia. Sul disordine dei nostri libri, l’ultima fatica letteraria di Massimo Gatta edita da Graphe.it, è un libro adatto anche a noi amanti dei libri che di questi magnifici beni ne abbiamo assai meno, anche per ragioni anagrafiche se non già economiche.

Massimo Gatta contro ogni ordine libresco

Un libro dissacrante – oltre che audace e insolente, come si evince dal titolo – quello di Massimo Gatta che si fonda su due pensieri: la totale inutilità di ogni criterio per mettere in ordine i libri e la sublimazione del disordine libresco, che poi non è altro che “un ordine più complesso”, seppur chiaro soltanto al suo ideatore e realizzatore, l’unico in grado di nuotare nell’oceano dei suoi libri.

Le abbiamo viste e le continuiamo a vedere in tv e in rete: sterminate, linde, colorate e ordinatissime librerie sullo sfondo di ogni collegamento (consigliamo la lettura dell’articolo di Luigi Mascheroni apparso su “Il Giornale” E la libreria di casa diventò una star tv); scenografia intrisa di narcisismo che può eccitare il gonzo, ma non l’autore e l’attento lettore de L’insolenza e l’audacia, piccolo saggio contro ogni apparenza paraculturale.

Un’opera contro ogni senso cromatico, ogni esigenza di area semantica o di formato, ogni ordine alfabetico o per marchio editoriale; in buona sostanza contro l’utopia di dare ordine a qualcosa di mutevole, periodico e illimitato, per dirla con Jorge Luis Borges, con buona pace dei tanti studiosi e matematici che hanno provato nel corso degli ultimi due secoli a dare un regolamento alle biblioteche pubbliche e private, primo tra tutti il bibliotecario americano Melvil Dewey, autore dell’omonimo sistema di classificazione bibliotecario, il più famoso tra quegli uomini che hanno provato “a rovinare i propositi di coloro che desideravano teorizzare al contrario il caos libresco”: di fatto il nemico pubblico numero uno dei professionisti delle babilonia di carta.

Non sottraiamo tempo alla lettura

Quello di Massimo Gatta – che, oltre a essere follemente innamorato dei libri, è bibliotecario dell’Università degli studi del Molise, studioso di editoria del Novecento, bibliografia e tipografia privata e direttore editoriale del marchio Biblohaus, specializzato in bibliografia e bibliofilia – è un libro che legittima il disordine delle nostre biblioteche domestiche sicché, come sostiene Ambrogio Borsani ne L’arte di governare la carta, “il tempo che si dedica alle targhette, alle schedine, alle supercatalogazioni, alle superschedature, ai superprogrammi digitali, è tutto tempo sottratto alla lettura”, ché quello dovrebbe essere, al limite, l’unico obiettivo da perseguire.

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La ricca bibliografia in coda al volume lancia a molti altri lavori sul tema dei libri, in primis Come ordinare una biblioteca di Roberto Calasso, fondatore di Adelphi, ma anche altri celebri amici o nemici degli scaffali: Benedetto Croce, Giulio Einaudi, Winston Churchill, Giorgio Manganelli, Madame de Pompadour, Leonardo Sciascia ecc.: “un vortice impetuoso fatto di scaffali, carta, fogli, titoli, polvere, legature, passioni, sconfitte, desideri, abbandoni, tradimenti”. Il piacere dell’ordine opposto a quello “di non trovare quello che cercavi”, dal titolo di un divertente librino del contemporaneo Mark Forsyth: la sfida è lanciata.

Antonio Pagliuso