Barre Kento

Dopo il successo di Te lo dico in rap (Il Castoro, 2020) Francesco Carlo – Kento è tornato in libreria con Barre. Rap, sogni e segreti in un carcere minorile (Minimum Fax, 2021). Sembrerà un suggerimento atipico ma la lettura inizia dall’ultima pagina: inquadrando il codice QR che chiude il testo potrete accompagnare la lettura con un mixtape ispirato ai fatti narrati e disponibile gratuitamente su tutte le piattaforme di streaming.

Kento, finalista all’ultimo Premio letterario Muricello, è noto ai più come rapper ma, imprescindibilmente, è la sua attività fuori dalle sale di incisione a rendere questo suo ultimo lavoro più che prezioso: da ormai un decennio si adopera in corsi di scrittura e stilistica rap negli istituti penitenziari minorili e, fortunatamente, da qui la decisione di trasformare le emozioni che questa esperienza, per nulla semplice e facile da interpretare, gli provoca.

Iniziamo a camminargli accanto, siamo in strada e leggiamo i suoi pensieri prima di chiudere la realtà fuori per gettarci all’interno delle vite sbarrate dei giovani costretti alla detenzione, così come del personale di polizia penitenziaria che, volente o nolente, vive anch’esso in questa micro società senza sfumature, senza virgole ma solo punti e mai interrogativi. La punteggiatura. Le barre sono segni di chiusura anche in metrica ma i laboratori di Kento li trasformano in parentesi di libertà e normalità ché le parentesi sono leggere, le puoi piegare e aprire. In questa vita ingabbiata gli ordini si eseguono e basta: “Eppure, ogni animo positivo e volenteroso che varca questi cancelli deve scontrarsi con la burocrazia, con regole incomprensibili, con lo stigma sociale nei confronti del reo o presunto tale, con il bigottismo”.

È difficile immaginare cosa realmente si provi entrando in un istituto penitenziario minorile, da uomini liberi, figuriamoci da colpevoli. Figuriamoci da ragazzini poco più che bambini.

A pagina 86 l’autore si rivolge direttamente al lettore esortandolo: “Posate un attimo questo libro, aprite Google e cercate quanti suicidi ci sono stati in carcere l’anno scorso in Italia”. Nel 2021 sono 57. Più di uno a settimana. È un dato che spaventa e dovrebbe spaventare sapendo che riguarda anche quei ragazzini – ancora figli – che potrebbero decidere per la stessa sorte, in attesa di una riabilitazione. Riabilitazione. Tornare nuovamente abili alla Vita. E Kento lastrica questa strada di parole che abbattono le barre, comprese quelle del pregiudizio: le parole salvano e la musica le accompagna.

“Leggete i silenzi che non ho scritto.” I silenzi della solitudine, del pentimento, del rimorso, dell’impotenza. Molto c’è ancora da fare a livello istituzionale ma già aprire una breccia è un passo avanti per definirci civili senza vergogna. La scrittura diretta ed emotiva di Kento è necessaria per comprendere ma non compatire ché la compassione di comprensivo non ha nulla. Barre – citando Majakovskij – è “non uno specchio per riflettere il mondo, ma un martello per scolpirlo”.

Letizia Cuzzola