Edito da Oligo, La vertigine del possibile di Roberta Yasmine Catalano è ispirata a una storia vera in cui predominano avvenimenti con protagoniste donne, non scelte casualmente, bensì unite da legami di sangue, dallo stesso dna, in una alternanza generazionale di conflitti e confronto in uno scenario storico importante: tre generazioni che confluiscono ai tempi odierni, una famiglia che si evolve e si intreccia in uno sfondo sociale ben tracciato.
Primo personaggio femminile che si palesa a inizio racconto è Maria, anzi Donna Maria, il cui destino è determinato da un evento catastrofico che segnerà il suo destino e quello delle sorelle: il terremoto del 1894 avvenuto in Calabria. Da questo momento in poi, investita dal ruolo di capofamiglia e responsabile del benessere e tutela delle due sorelle, Donna Maria sarà pregna della sua fierezza, una fierezza tale da esprimersi in tutto il suo mondo interiore ed esteriore, infatti si caratterizzerà in una postura eretta e fiera che la accompagnerà in tutto il suo cammino, qualsiasi cosa accadrà. Da sguattera a padrona e proprietaria terriera, in quell’epoca la sua determinazione e il suo ruolo costituivano una rivoluzione in quelle terre, perché fronteggiava con fierezza, intelletto e capacità, ruoli sino a quel momento di competenza esclusiva degli uomini.
“Un flusso di silenziosa energia in cui entrambi furono a un tratto consapevoli di appartenersi e di desiderarsi, come se quell’incontro non fosse stato casuale, ma un appuntamento all’interno di un disegno ben più grande di loro.”
Un semplice e casuale incontro, non cercato o voluto può determinare un vortice di cambiamenti nel percorso di qualunque individuo: si può provare repulsione, antipatia, diffidenza o attrazione fatale, a cui non si è in grado di sottrarsi e così si decide di vivere quel sentimento impetuoso che attraversa ogni parte del corpo e del pensiero, determinato a proseguire senza il minimo dubbio e senza alcuna traccia di razionalità e si sceglie il salto nel vuoto. E così è stato per Maria, risoluta in ogni sua decisione, pronta poi ad affrontare qualunque risvolto imperscrutabile si celi nel processo di causa-effetto.
E poi Rosa, che anche se nata sotto una stella diversa da quella di Maria, cresciuta con affetto e rigore, sin da piccola mostra la sua estrema fragilità e sensibilità e, quelle presenze che, come ombre colorate saranno sempre parte della sua vita, così come le premonizioni manifeste che Rosa esprime con estrema ingenuità e sincerità, ma che diventano un diniego della sua persona: non deve palesare assolutamente questo suo mondo etereo e di premonizione per non essere tacciata dagli altri in modo negativo. E anche per lei un incontro, non cercato ma voluto dalla famiglia che inesorabilmente scombinerà tutti i suoi schemi. L’unica presenza costante resteranno le sue premonizioni e le presenze che le sono sempre accanto.
La terza donna de La vertigine del possibile non fa parte della narrazione, o meglio è la penna della narrazione, la stessa Roberta Yasmine Catalano, che svela la sua presenza proprio quando si racconterà di un cardigan che sarà conduttore tra lei e la nonna Rosa.
Nel romanzo, che si attiene a riferimenti storici ben identificati che si svolgono in Calabria, Catalano esprime principalmente la vita di una famiglia e delle sue generazioni future, in un’alternanza di situazioni e intrecci familiari, in cui la riflessione più prepotente pone l’attenzione del lettore a una questione di trasmissione di eredità genetica e non, di quella eredità che si rinnega, quella in cui la vita del genitore sembra ripetersi nella vita del figlio e, l’unico modo per interrompere questa catena è quella di accettare la verità, quella verità familiare che non si è sempre pronti a voler accettare, perché quel percepire che c’è qualcosa che potrebbe romper le nostre certezze visionarie ed è meglio far finta di niente, perché la nostra inconfutabile verità non deve essere compromessa.
Ma per cambiare queste eredità incombenti bisogna avere coraggio, il coraggio della verità e dell’accettazione, in un senso unico con l’obiettivo di voler modificare ciò che alcuni accettano passivamente pensando di poter sfuggire da ciò con la fuga e allontanamento dai luoghi, mentre è proprio l’opposto. Le nostre origini, le nostre radici non servono per delineare graficamente un albero genealogico, bensì una presa di coscienza morale e individuale di ciò che si vuole essere come individuo libero e consapevole, consapevole del suo passato d’origine per determinare il suo futuro.
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Perché leggere La vertigine del possibile di Roberta Yasmine Catalano? Perché guida il lettore in passaggi storici che hanno determinato grandi effetti su luoghi e persone, perché invita a una riflessione generazionale non solo familiare, bensì sociale, dove emergono ruoli di potere e casta che ci fanno chiedere: ma oggi è ancora così o è cambiato qualcosa?
Simona Trunzo