Recensioni: “Copiare/Reinventare. Andrea Camilleri falsario” di Luca Crovi

Nessuno di noi lettori si sognerebbe mai di mettere in dubbio l’originalità e autenticità dell’opera monumentale di Andrea Camilleri. Lo si appella addirittura Maestro, noncuranti del suo definirsi contastorie per omaggiare i tanti menestrelli che giravano per i paesi siciliani fino a un secolo fa. Camilleri perpetua la tradizione medievale dei cuntruvadori meridionali che – attivi alla corte di Ruggero II e Federico II – vagavano per il Regno narrando non solo le gesta dei reali ma anche la cronaca, basta riprendere e sfogliare Il re di Girgenti, in cui abilmente la storia del capopopolo Zosimo, già romanzata dalla tradizione orale, diviene un falso nel falso trasformandosi in un falso d’autore.

Luca Crovi, nel suo saggio-ricordo Copiare/Reinventare. Andrea Camilleri falsario (Oligo Editore, 2022), indaga l’opera dello scrittore siciliano non per screditarlo ma riconoscendo che “anche essere falsari non è concesso a tutti e in ogni campo della scrittura: è lecito solo a chi incarna l’Arte del racconto”. E in questo, sì, Camilleri è stato un Maestro perché non ha disperso gli insegnamenti della letteratura classica, quella nata per strada assimilando nozioni popolari e culturali diverse, ma le ha approfondite, plasmate, sezionate fino a ridurle in elementi essenziali, cliché capaci di dare anche al racconto più moderno un’aura di tradizionale.

Camilleri non ha attinto solo dalla vox populi per i suoi romanzi ma ha osato falsificare e reinventare autori quali Sciascia, Pirandello (cugino della nonna e che, bambino, aveva avuto l’onore di conoscere), Boccaccio ampliando il suo raggio d’azione giungendo persino a Caravaggio.

Il siciliano di Camilleri

Il lavoro metodico e scientifico dell’autore agrigentino ha una base solida, strettamente legata al teatro e alle sue regole: leggere i suoi libri è come assistere a uno spettacolo in più atti dove le unità aristoteliche vengono perfettamente rispettate. Ma Camilleri non rifiuta neanche la visione manzoniana della tragedia, accetta di stravolgere i suoi canovacci per rendere il più verosimigliante il suo racconto, tanto da coniare un linguaggio nuovo: il siciliano di Camilleri si arricchisce costantemente di neologismi plasmati per essere funzionali a saldare l’ambientazione dei suoi romanzi.

Leggi anche Leonardo Sciascia e Italo Calvino, le lettere tra lo scrittore e l’editor

“Senza la Sicilia l’Italia sciddrica, ma scivolerebbe via anche buona parte dell’opera vastissima costruita pezzo per pezzo, libro per libro. Non a caso il talento del falsario si esplicita nei romanzi storici: se il successo giunge con la serie letteraria e televisiva del commissario Montalbano, ben altra è la caratura dei romanzi ambientati in una Sicilia lontana dove il plot è ben radicato negli eventi realmente accaduti, dove lo studio e la ricerca diventano un magma in cui l’autore sguazza e si diverte.

“La fantasia è l’arma più pericolosa perché permette di regalare sogni.”

Che i libri di Camilleri siano opere originali o falsi d’autore poco importa, su questo concordiamo perfettamente con Luca Crovi e il suo Copiare/Reiventare. Andrea Camilleri falsario: ricalcare pedissequamente o rielaborare pagine già scritte non è da tutti, ci vuole maestria e una buona dose di immaginazione per ridare unicità a quanto prodotto e in questo Camilleri ha dato il meglio di sé.

Letizia Cuzzola