Recensioni: “L’occasione” di Juan José Saer

Ne L’occasione, il suo ultimo romanzo edito da La Nuova Frontiera, Juan José Saer ci insegna che due cose non deve fare un uomo di mezza età e dall’aspetto tutt’altro che gradevole. La prima è prendere per moglie una donna bella e sensuale; la seconda è scegliere per amico un uomo più attraente, giovane e brillante di lui.

Protagonista de L’occasione, l’ultimo romanzo dello scrittore argentino Juan José Saer pubblicato da La Nuova Frontiera, è il signor Bianco, il cui nome di battesimo è incerto quanto le sue origini e il suo passato. Uomo dai capelli ricci e rossicci, imbolsito dall’età non più verdissima, il signor Bianco rivela il suo carattere rarefatto fin dalle prime pagine: Bianco è uno scaltro parvenu, un ciarlatano con opinabili doti telepatiche e telecinetiche, furioso contro i positivisti europei che, a suo dire, lo hanno costretto a fuggire da ogni posto in cui ha vissuto – da Malta all’Inghilterra, dalla Francia all’Italia. Non più gradito nel Vecchio Continente, ora è approdato nel Nuovo Mondo – o alla fine del mondo – e precisamente in un rancho situato nella pianura attorno a Buenos Aires.

Il signor Bianco è un mistificatore solitario che prova a rifarsi una nuova vita lontano da quel continente dove ormai è sbeffeggiato da tutti.

Siamo nella seconda metà dell’Ottocento e il protagonista del romanzo riesce a trovare un amico, il dottor Garay López, che, come ci insegna il proverbio, prelude al tesoro, vale a dire alla donna della vita, in questo caso la peperina Gina, personaggio che rimane sempre un passo indietro rispetto agli altri due, come se fosse chiamata a nascondere sempre qualcosa, godendo della complicità del suo creatore, Juan José Saer.

Con il trascorrere delle pagine scopriremo meglio le caratteristiche, pregi e difetti dei personaggi: Garay López ha quindici anni meno di Bianco, è un giovane alto, moro, curato nell’aspetto, rispettato, intraprendente, astuto e un po’ troppo pieno di sé; Gina è una ragazza di buona famiglia, ancora più giovane di tutti, si può dire sia appena uscita dall’età azzurra dell’adolescenza, in piena fioritura, snella, affascinante e brillante, “contemporanea del proprio essere in ogni momento ed estranea tanto al dubbio quanto alla vanità”.

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Bianco, non sa neppure lui come, ha sposato Gina, ma i primi scricchiolii nella coppia – o meglio, nella prospettiva che Bianco ha della coppia – si appalesano presto, prima con la scarsa sinergia tra i due durante le sessioni di comunicazione telepatica intraprese dall’uomo, poi con altre sensazioni che cominceranno a risvegliare le paranoie dell’occultista. Bianco si convince che la sua giovane moglie gli menta con intenzionalità, che remi contro la sua arte, che celi dentro sé qualcosa che non ha nome e che pertanto lo terrorizza. Di più, la bellissima Gina aspetta un bambino e Bianco, oramai completamente in preda ai suoi fantasmi, non può che iniziare a mettere in dubbio la sua paternità del nascituro.

“Sente per la prima volta, cercando a tutti i costi di non darlo a vedere, che quella creatura elastica, senza nome, che si muove al suo fianco, che respira nuda nel letto accanto a lui tutte le notti da un anno a questa parte, è la vera trappola in cui è caduto e che in confronto quella che i positivisti gli hanno teso tanto tempo fa a Parigi non è che uno scherzo innocente da studenti.”

Quella di Juan José Saer (1937-2005) – di cui La Nuova Frontiera ha già pubblicato i romanzi Cicatrici, L’indagine, L’arcano, Le nuvole, Glossa e Il fiume senza sponde – è una storia originale fin dal principio, ironica e profonda, che lascia volutamente irrisolti alcuni punti, che da una parte ci insegna quanto possano rivelarsi pericolosi e ingestibili i sospetti in un rapporto qualunque tra due soggetti e dall’altra, in maniera più tinta, ci mette in guardia dal tessere amicizie con uomini più attraenti e brillanti di noi se siamo dotati di un aspetto tutt’altro che gradevole e se siamo sposati con una donna giovane, bella e sensuale. E anche a noi mai fino in fondo decifrabile.

Antonio Pagliuso