“Montagna di sabbia” Joanna Bator

Montagna di sabbia di Joanna Bator (Voland, 2022) è un sorprendente e inedito spaccato di ciò che la Polonia è stata a partire dalla fine della Seconda guerra mondiale e di ciò che è o vorrebbe essere oggi, nel confronto fra generazioni profondamente diverse, accomunate dalla ricerca di uno sbocco possibile verso il futuro.

Un est Europa languido e vivido, sospeso fra l’occupazione tedesca, l’arrivo dei sovietici e la modernità, che combatte per rinascere senza quasi esserne cosciente: lo racconta magistralmente Joanna Bator in Montagna di sabbia, uscito in Italia per Voland nella splendida traduzione di Barbara Delfino.

La penna di Bator affonda in una forma di povertà crudele fatta d’oro svenduto o barattato con il piacere, abiti da sposa ricavati da tende tedesche, aceto per lavare e corruzioni spicciole. Una normalità amara che dovrebbe suonare distante, e invece è terribilmente vicina, concreta come un pugno nello stomaco. Ma è un pugno invisibile, attutito dalla morbidezza di una linea narrativa che si muove sottotraccia, disegnando caratteri che attraversano tre generazioni di sconfitte, speranze, nuovi tentativi.

Il coraggio di cercare la felicità

La voce narrante, dolce e ovattata come una nenia polacca, si riflette nelle forme e nell’indole della protagonista, la giovane Jadzia, alla ricerca di una felicità che richiede più coraggio. La stessa voce però non risparmia al lettore nemmeno una briciola della vita cruda che la fine della Seconda guerra mondiale lascia disordinatamente rifiorire perfino sulla sabbia: la sabbia che ricopre una miniera di carbone già sormontata dalle case degli occupanti tedeschi, dove ora sorge una moderna casa-alveare. Là Stefan è perfino orgoglioso di costruire una vita appena vivibile con Jadzia, venuta via da un villaggio sperduto e dalla madre Zofia. Sarà sua figlia, la ribelle Dominika, a mettere le cose in discussione, spaccando gli argini di un nido pieno di spigoli e portando vera aria di novità.

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La penna di Joanna Bator si nutre di dolore e vita

Joanna Bator veste le sue pagine di sfaccettature e punti di vista molteplici. Gioca con il tempo e con lo spazio ma disdegna espedienti narratologici, lasciando spesso nuda la poesia del linguaggio. La sua penna si nutre di dolore, ma anche di sapori e profumi penetranti, e sa mettere nero su bianco una Polonia inedita, un selvaggio est che la Letteratura europea meritava di scoprire.

Giulia De Sensi