“Oltrepassare” di Martino Ciano

In Oltrepassare, edito A&B Editrice, Martino Ciano sperimenta e si consacra alla creazione di una letteratura altra cui il lettore, desistendo dal proposito di trovare un senso alle pagine di ogni libro, dovrà rimettersi.

Ci sono romanzi che hanno una struttura lineare, netta, uno sviluppo narrativo misurato, consono, tradizionale – forse banale? E poi ci sono altri romanzi che romanzi non vogliono essere, creati da scrittori allergici all’abusato titolo di scrittore, che tale non vogliono essere chiamati, additati, circoscritti.

Oltrepassare di Martino Ciano, ovvero Oltrepassare, il libro, e Martino Ciano, l’autore, rientrano in quest’ultima definizione che non definisce. D’altra parte, “definire è limitare”, sosteneva il buon Oscar Wilde. Definire che è anche assai facile, mentre impresa ben più difficile se non già impossibile è portare sul terreno dell’asciutta analisi del testo un’opera come quella di Martino Ciano, caratterizzata da personaggi onirici, mai del tutto dentro e mai del tutto fuori la realtà, che tendono a disorientare il lettore – ed è questa l’intenzione manifesta dell’autore, forse l’unico messaggio evidente dell’intero volume.

Il Dio-narratore che tutto può

L’autore che si fa narratore e che, tra le pagine di Oltrepassare, non ha bisogno di rivelare la sua identità; si allontana da qualsivoglia logica, si bea e dà forza nella consapevolezza di essere sempre un passo avanti rispetto al lettore. È lui il Dio-narratore, cui tutto è concesso, tutto è perdonato: “io decido e voi subite”. Il personaggio – unico, doppio, trino? – ha il suo Diario delle Allucinazioni su cui riporta tutto quello che osserva o che vagheggia, nel tentativo disperato ma consciamente vano di aggrapparsi, con unghie sbeccate, all’esistenza.

“Compongo parole nelle quali mi uccido per risorgere, nelle quali mi condanno, mi assolvo, mi odio, mi amo.”

Una Calabria perduta e infida

Poi però attorno a lui, egocentrico, tormentato, malato, si muovono o stanno fermi altri personaggi, reali o realistici. Emma su tutti; ragazza intelligente in un contesto in cui non lo si può essere, pertanto isolata, inchiodata alla finestra “a guardare un mondo che non gira più”. Emma – che se parlassimo di un romanzo potrebbe rappresentare il filo rosso che tiene assieme tutte le piccole storie personali, le grandi solitudini dell’opera – teme la speranza, questo pianeta circondato da nuvole rosa attorno a cui vorticano innumerevoli vite. Emma che ammira “la nobile dama che volteggia” dinanzi a lei; profumata vertigine, sensuale epilogo, che la chiama, che la vuole a sé. Emma che ha un padre; padre che la ama e la odia, colpevole di averla fatta nascere in una terra, la Calabria, che è femmina, perduta e infida. “I padri calabresi sono i peggiori del mondo”, dice l’uomo, perché sacrificano i loro figlioli “al benessere illegale, al lavoro sottopagato, alle fabbriche inquinanti”, tra tetti d’amianto, rifiuti tossici sotterrati e ipocrisie nascoste dietro sorrisi rosso sangue.

Incanto e illusione accompagnano la lettura: l’incanto della vita che si rinnova, che potrebbe ancora dispensare possibilità; l’illusione di amare per sentirsi vivi, anche solo per un attimo, anestetizzati, accettati, parte di un insieme, di un agglomerato.

L’oltrepassare di Martino Ciano

In Oltrepassare Martino Ciano va oltre, come i suoi personaggi. Sperimenta, si consacra alla creazione di una letteratura altra, servendosi di vari artifizi, come l’impiego saputo di concetti filosofici o l’utilizzo dei trattini che uniscono e separano parole, aggettivi, pensieri, sensazioni, fantasie reali e realtà fantasiose – viso-bocciolo-di-rosa-schiuso-da-appena-un-giorno, nullafacente-pervertito-greco, tempeste ormonali retroattive post-menopausa-simil-pre-et-durante-adolescentia-deo-gratias-amen…

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Un lavoro, Oltrepassare, in cui il lettore deve mettersi l’anima in pace nella sua insaziabile sete di logica, nella ricerca continua di trovare in ogni libro un colpo di scena che possa allineare le frasi, ogni singolo verbo e sostantivo e dare senso – un unico senso, valido per tutti, quindi svalutato – alle pagine della storia. Così non è… se vi pare.

Antonio Pagliuso