Recensioni: “Quando nulla avrà più importanza” di Alessia Principe

Una decisione rinviata a oltranza, quando finalmente si è consapevoli che è il momento, il momento di abbandonare marito e abitazione e fuggire con la propria figlia per rifugiarsi nella casa d’infanzia in campagna; ma giunta sul ponte che divide la città in due, inizia una fuga dalla fine, l’ultimo giorno del mondo: questo il viaggio di Caterina, donna tormentata nell’animo, uno smarrimento che scatena in lei una tempesta paragonabile a quella che si manifesta per l’ultimo giorno, perché privati di ogni risorsa.

Ci si chiede cosa porti un individuo alla disperazione assoluta, incatenato a un dramma esistenziale, come unico superstite alla paura, una paura portatrice di fuoco e al contempo liberazione, ma non della paura bensì dalle fragilità e dalle miserie umane, come una scintilla necessaria alla sopravvivenza con estrema ostilità. Turbati dalle sofferenze e dalle crudeltà che avvolgono quasi a voler soffocare, ci si chiede il perché di tanto dolore inflitto come una punizione inevitabile, una liberazione dal dolore dell’animo e del corpo; allontanarsi da una paura che avvolge e accompagna nel cammino come un’amica fedele senza mai abbandonarti.

Nelle pagine della novella di Alessia Principe dal titolo Quando nulla avrà più importanza (edita da Zona 42 per la collana 42 Nodi curata da Elena Giorgiana Mirabelli), si ha la percezione di essere spettatori di una proiezione in cui è sviscerato il concetto di fuga in modo multimediale. Fuga da se stessi e dai propri demoni, come ferite subite nell’infanzia, rifiuti, abbandoni, tradimenti, violenze ricevute e non elaborate che possono trasformarsi in veleno, ferite rimosse e depositate in un cassetto della memoria ben chiuso e sigillato, ma pronto a esplodere all’improvviso come il vaso di Pandora, che una volta aperto libera ogni male, tranne la speranza che è l’unica che resta nel fondo, anch’essa un male con la valenza di essere buona perché la speranza induce sempre ad attendere qualcosa di buono.

La fuga dall’irreparabile scatenerà un percorso a ritroso della vita della protagonista, un filo conduttore ingarbugliato che la stessa autrice scioglierà in modo esaustivo ed esplicativo, esponendo la vita di Caterina dalla sua infanzia al giorno del non ritorno, in ogni suo aspetto emotivo e significativo, con zone d’ombra e non, momenti di svolta segnati sempre dalla presenza dei lampi, come elementi di presagio, posto anche in evidenza nell’illustrazione della copertina: un lampo viola che irrompe nel cielo, manifestando quella che è la sua natura: una emissione luminosa di breve durata ma notevole intensità, così come gli eventi della vita. Durante la lettura del libro di Alessia Principe si palesa questa simbologia di presagio, i segni premonitori, un sottile carattere magico che ha il ruolo di avvertire che c’è un cambiamento una svolta al quotidiano vivere.

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Una costante nella vita della protagonista del volume è la presenza di un fantasma, vittime entrambe di un evento iniziato come favola e trasformatosi in rovente passaggio di dolore e, con un significato quasi voluto di rinascita e purificazione, un incendio e una presa ardente all’addome per Caterina, che sarà cicatrice indelebile per il suo corpo, mente, anima.

Ma questo dramma conduce a una catarsi, una liberazione dalle debolezze mortali, simbolo di libertà e purificazione oppure una fine che stabilisce nuovo inizio: l’interpretazione è del lettore che si farà travolgere da questa fuga per fuggire da sé e poi ritrovarsi in nuove vesti.

Simona Trunzo