Recensioni: “Terra Santissima” di Giusy Staropoli Calafati

Una terra che oscilla tra sacro e profano, ossimori e perenni contraddizioni. In Terra Santissima, Giusy Staropoli Calafati racconta un mondo enigmatico in cui l’abbraccio rassicurante di un pastore si fonde a quello soffocante della Santa ’ndrangheta.

Siamo già tutti stregati di immenso, a prescindere. Forse perché Giusy Staropoli Calafati la magarìa l’ha fatta davvero, forse perché Terra Santissima (edito Laruffa) è un gran bel libro, forse perché nel sogno della Calabria ci son tutti i segni e le tracce lasciate dai Padri, forse perché la Letteratura può davvero salvare questa terra.

La provocazione è già nel titolo. Una terra che oscilla tra fede e finzione, ossimori e perenni contraddizioni. Una Terra Santa, perché è protetta dai santi, perché è benedetta. Una terra che non ama se stessa, che si getta via, che si vende, che si perde, che si danna e si condanna.

Giusy e Simona (la protagonista, giornalista di “Stampa Nazionale” che, dopo il caso Moro, giunge in Aspromonte alla ricerca della Santa e dei suoi segreti) sono a caccia della verità.

Con un linguaggio potente, romantico, impetuoso, profondo, palpitante, scalciante, controcorrente, la brigantessa di Calabria ci restituisce l’anima di questi luoghi e la religiosità violata dalla Santa, in quel connubio incomprensibile tra sacro e profano, divino e demoniaco. Qui ogni uomo è un mondo: quello che porta dentro e quello in cui vive, appeso a una dimensione parallela tra storia e leggenda. Qui non abita l’onorata società, ma una società onorata, che fa della bellezza il suo valore e la sua potenza.

La Calabria segreta nel romanzo di Giusy Staropoli Calafati

Scriveva Leonida Repaci: “La Calabria è categoria morale ancor prima che espressione geografica. È rupe, roccia, carattere. È la torre che non crolla mai la cima pel soffiar dei venti”. Infinita nelle sue declinazioni, impossibile da rendicontare. Come un’araba fenice, rinasce dalle sue ceneri con vigore sempre nuovo, rinnovandosi nel momento stesso in cui la sua vita sembra recisa o abbandonata. Ha un cuore pulsante ed è l’Aspromonte, il sentiero obliquo di una vita, mentre tutto è in magica sospensione tra presente-passato e futuro. L’Aspromonte ti cambia, ti lascia il segno nel bene e nel male, ti trasforma, ti dona salvezza o perdizione. È luogo di struggente bellezza, di segreta tragicità, di recondita armonia.

Simona Giunta è una giornalista che vive a Milano da circa vent’anni. Ha una missione da compiere e tanti obiettivi da raggiungere. Vuole sbattere sulle pagine della stampa nazionale i segreti delle ‘ndrine della montagna. Il viaggio in Calabria è anche un ritorno alle origini, le sue. È la scoperta di un legame che non si è mai reciso; la consapevolezza che ci sono luoghi che parlano ancora di chi li ha abitati, che narrano di Corrado Alvaro e di Francesco Perri; è la storia di un grande amore, tanto vero quanto improbabile; l’abbraccio rassicurante di un pastore e al contempo quello soffocante della Santa ‘ndrangheta; è un percorso a ostacoli, bastardo e irregolare, che non svela mai se la strada intrapresa sia quella per l’inferno o verso il paradiso e se il compagno di viaggio sia Dio o il demonio.

Terra Santissima in corsa per il Premio Strega

Il romanzo è stato proposto da Corrado Calabrò al Premio Strega 2022 con la seguente motivazione: “Andata via – scappata – con la famiglia a nove anni, la giornalista Simona Giunta torna in Aspromonte per quello che avrebbe dovuto essere un breve servizio giornalistico sulla ’ndrangheta, ma ne viene attratta irresistibilmente con un richiamo profondo e un’immanenza pervasiva.

Solo chi vi è nato conosce veramente l’Aspromonte: una montagna verde come la Svizzera ma dalla quale si vede il mare che abbraccia su entrambi i lati la Calabria, terra bella e incontaminata dai paesaggi incantati sotto un cielo azzurrissimo, abitata da persone vere, estremamente ospitali ma capaci di determinazioni estreme, persone che sono nel mondo e fuori del mondo, sospese tra la realtà mutante e regole di vita non scritte eppure rispettate religiosamente. Alla religiosità (che è altra cosa della religione) è legata sacrilegamente la Santa, la ’ndrangheta, che pur avendo esteso i suoi tentacoli alle città dell’intera penisola mantiene in Calabria radici tenaci con l’intimidazione generata dalla sua ferocia.

Con un linguaggio incalzante, insaporito da espressioni dialettali, talvolta decantate poeticamente, Giusy Staropoli ci rivela un mondo vero, non omologato con gli stereotipi dei resoconti di chi non lo sente dentro come parte inscindibile di sé. Un amore appassionato per la sua terra, che si metastatizza nell’amore della giornalista per un pastore, anima la descrizione di luoghi e di consuetudini di vita, restituendoci in modo palpitante l’attrazione fatale nella bellezza e nella perdizione di una Terra Santissima, nella quale tanti uomini e donne sanno resistere quotidianamente al dubbio che vivere rettamente sia una cosa inutile”.

Terra Santissima è la storia di un ritorno, che è restanza, perché c’è un rimanere in ogni andare; è il profumo del mito e del mare; lo sguardo materno della Madonna della Montagna; il dramma di un popolo muto, nobile e fiero; una storia romantica e potente; è una montagna aspra che ha il colore del sole, mentre c’è chi vede solo il nero degli stereotipi.

“In Calabria avevo imparato ad ammirare la bellezza. A compiacermi delle sue meraviglie. In essa avevo scoperto la necessità della lentezza. E la praticavo come un’attività essenziale.”

Elisa Chiriano