Roberto di Alicudi, artista del vetro in mezzo al mare

Lavorando su vetri antichi e moderni, l’artista Roberto di Alicudi si lascia ispirare dai colori vivaci e dal carattere essenziale della sua isola. “Appena sbarcato, ho pensato che questa sarebbe stata la mia isola del cuore. E così è stato.”

Ad Alicudi, l’isola più distante e meno abitata delle Eolie, nulla è indispensabile ma tutto è importante: la cultura, con la piccola biblioteca Tra cielo e mare inglobata all’interno della scuola isolana, e pure l’arte, quella materia che ha bisogno anche di una cornice naturale e della giusta ispirazione per manifestarsi nel suo massimo fulgore.

Ed è ad Alicudi, in questo coriandolo di roccia in mezzo al mare, in balia dei venti scirocco, ostro e libeccio, che ha trovato il suo angolo di paradiso Roberto, artista del vetro, partenopeo solo di nascita, ché, dopo oltre vent’anni tra sortite fugaci e permanenze più stabili sull’isola, è a tutti gli effetti un arcudaro tanto che oramai è conosciuto come Roberto di Alicudi.

Abbiamo visitato la sua casa/galleria dalle pareti carta da zucchero, incastonata a circa mezz’ora di salita dal porticciolo dell’isolotto con un affaccio mozzafiato sul mare e sulla parte settentrionale della più vicina isola di Filicudi.

Roberto di Alicudi e lisola, un colpo di fulmine

È da più di vent’anni che soggiorno qui ad Alicudi, anche se ci vivo con maggiore stabilità da un decennio – ci conferma l’artista, laureato in Storia dell’arte alla Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli –. La prima volta, appena sbarcato, appena messi i piedi sul molo ho pensato che questa sarebbe stata la mia isola del cuore. Così sono ritornato con l’obiettivo di prendere casa: era diventata un’ossessione. Finché circa quindici anni fa ho trovato questo posto.”

Una casa che ha guidato anche il percorso artistico di Roberto. “Inizialmente pensavo fosse una dimora umida – dice – perciò non adatta ad appendere tele. L’unico tipo di pittura che potevo provare a esporvi era quella su vetro. E così è cominciato tutto. Poi è arrivata la mia prima esposizione a Parigi, alla galleria Less is more; successivamente ho esposto alla Biennale di Filicudi, ho realizzato la copertina per il romanzo Amuri di Catena Fiorello e il manifesto di un film di Cosimo Terlizzi dal titolo Dentro di te c’è la terra, girato in parte proprio qui, in questa casa.”

“È difficile emergere nell’arte oggi – sostiene –, spesso c’è bisogno di un megafono che oggi è rappresentato dai social, su tutti Instagram. Così è stato per me e posso dire di essere stato anche abbastanza fortunato.”

Esporrà a Lecce e Salina

Un anno importante questo 2022 per Roberto – conosciuto anche con lo pseudonimo di Contessa di Alicudi Schifanoja –, che sta lavorando su due differenti temi per due mostre venture che si terranno a Lecce e nella vicina isola di Salina. Sul vetro che sta lavorando, tra la tavolozza di colori, boccette e pennelli macchiati, si indovinano delle barche, delle onde, dei tonni, delle sirene. “Sarà un quadro molto movimentato, ma complicatissimo – ci svela –. Confesso che sto ancora cercando di capire come procedere.”

Roberto di Alicudi – cui, di media, occorrono due settimane di lavoro per completare un’opera – parte solitamente dipingendo il soggetto centrale del quadro; altre volte, invece, si lascia guidare dalla cornice come nel caso di un altro lavoro che sta realizzando per la mostra di Lecce.

Pappagalli colorati, santi – i soggetti più rappresentati dall’artista che cerca sempre di far coesistere sacro e profano, escludendo simboli dolorosi come la croce –, donne volanti, facce turche a ricordo delle incursioni barbaresche che nel Cinquecento imperversarono sulle Eolie. Sui vetri antichi e moderni, Roberto lavora con maestria, prendendo a piene mani dalla storia dell’isolotto e di tutto l’arcipelago eoliano.

L’isola come ispirazione

“Nei miei quadri mi piace inserire le decorazioni che vedo sui palazzi storici delle città d’arte, ma non soltanto; a San Bartolo (il nucleo originario dell’isola, oggi di fatto disabitato ndr) c’è un vecchio rudere con dei fregi inaspettati per una casa in cui abitava di certo gente povera, dedita all’agricoltura.” Esempio che ci rimanda a un tempo in cui c’era una certa attenzione anche per i dettagli dei palazzi che si andavano costruendo.

Floh, la sua docile cagnolina dal pelo color cammello ci osserva, mentre fuori dalla casa/galleria di Roberto, alle spalle della massa violacea di Filicudi, si alza una piccola luna opalina. L’artista guarda la giornata sfilare, rincorre una intuizione, la acciuffa e ritorna al suo lavoro.

Antonio Pagliuso