La filosofia nel nostro “tempo sospeso”, la filosofia spiegata ai bambini e i rischi di quella che corre sui social. Massimo Iiritano, presidente dell’associazione Amica Sofia, risponde a una serie di quesiti.
Amica Sofia è un’associazione di promozione sociale, fondata nel 2008, con sede legale presso il Dipartimento di Filosofia e Scienze umane dell’Università di Perugia. Prima in Italia, si occupa già da dieci anni di ricerca e sperimentazione di percorsi con i bambini e adulti, attraverso una serie di laboratori e incontri di formazione. Abbiamo intervistato Massimo Iiritano, presidente dell’associazione.
Massimo Iiritano, cosa vuol dire essere filosofi oggi?
«La crisi epocale che stiamo attraversando, da alcuni paragonata a ciò che il terremoto di Lisbona del 1755 provocò ai pensatori di quel tempo, ha posto la necessità della domanda e della ricerca filosofica in primo piano. Una domanda e una ricerca che hanno però bisogno di tempo e di riflessione, prima di poter diventare in qualche modo traccia per una possibile risposta.
«Se è vero infatti che la filosofia, come ripeteva Hegel, è quella “nottola di Minerva che si alza solo sul far del crepuscolo”, purtroppo questo tanto agognato crepuscolo non sembra alla portata del nostro orizzonte. Intervenire oggi, cercare di pensare il senso di ciò che sta avvenendo, di cui purtroppo non possiamo ancora vedere una fine, significa allora forse cercare di pensare il senso di questo “tempo sospeso” che stiamo vivendo, piuttosto che provare a immaginare cosa sarà dopo. Il senso radicale di incertezza nel quale siamo piombati, ci dice infatti, innanzitutto, la manzoniana crisi di ogni scientificità moderna. Con Manzoni prima, nel nostro caso dopo la modernità. Quando mille interpretazioni, indagini, analisi, ricerche, non sanno ancora concordare in maniera soddisfacente su un unico risultato e, quel che è peggio, su un’unica strategia di difesa. Un’insecuritas radicale ci circonda e ci domina, nel tempo in cui ci viene richiesto di fermarci a pensare. È questo forse il primo “segno” che possiamo tentare di leggere e di decifrare. Ciò che dovrebbe soccorrerci e sorreggerci allora, in tale incertezza diffusa e condivisa, dinanzi a un emergere inquietante di ansie e timori ancestrali a noi stessi ancora ignoti, sarebbe il sentimento leopardiano di essere parte di un destino comune: fondamento da troppo tempo ignorato e vilipeso del nostro vivere civile. Purtroppo, molto spesso, così non è. Il senso di inquietudine e di pericolo spinge l’uomo alle reazioni più brutali e disumanizzanti, alla ricerca del complotto, alla violenza e ostilità verso l’altro, piuttosto che alla solidarietà e all’accoglienza. Questo significa essere filosofi, oggi. Tentare di porsi in maniera aperta e vulnerabile in questo spazio di confine, senza poter mai lasciare quel terreno autentico di insecuritas nel quale, oggi, anche la scienza ha dovuto imparare a muoversi, con attenzione e umiltà. E questa può essere forse, al momento, la lezione filosofica più importante.»
La filosofia corre anche sui social?
«Appunto. La filosofia, intanto, corre… Sui media, sui social… nelle pubblicazioni estemporanee, nei video su Youtube, negli slogan, nei festival di ogni genere e tipo. Anche questo è un segno dei tempi, e come tale deve essere interpretato e pensato. Comporta evidentemente dei rischi, che spesso vengono sottovalutati, nel crescere del successo mediatico. Ma è proprio ciò che tentavo di dire prima. È questo il terreno più impervio e necessario per la filosofia, oggi. Nella consapevolezza che, se in qualche misura questi fenomeni possono pure allargare l’interesse e l’attenzione alle domande filosofiche, il pericolo più grande consiste nella semplificazione e nella banalizzazione, che sono senza dubbio la prima tentazione di chi si approccia alla filosofia senza un interesse autentico e una sensibilità adatta.»
Amica Sofia promuove laboratori di filosofia dialogica a scuola tra i più piccoli attraverso il non-metodo. Di cosa si tratta?
«Amica Sofia nasce proprio per dare spazio a un “fare filosofia” con i bambini non “costretto” negli schemi metodologici ed ermeneutici della Philosophy for Children e aperto ad un approccio più autenticamente “socratico”. Occasione del filosofare con i bambini può essere o non essere un testo, un classico, una fiaba, una poesia, o anche semplicemente un’occasione, un gioco. Il laboratorio di Amica Sofia non prevede un canovaccio preciso e delle finalità pedagogiche da raggiungere, ma è un laboratorio euristico, in cui il filosofo scopre insieme al bambino il senso del suo domandare… Non necessariamente presupposto all’inizio. È una metodologia in cui si accetta la sfida dell’improvvisazione creativa, piuttosto che adottare metodi testi e stili predefiniti. Il tutto naturalmente in un contesto chiaro di filosofia dialogica, che insieme all’utopia socratica, certamente irrealizzata nei dialoghi di Platone, riprende anche il modello del midrash ebraico e si confronta con la letteratura pedagogica e filosofica contemporanea, così come con la narrativa per bambini e ragazzi.»
Cosa riceve la filosofia dai bambini e cosa ricevono i bambini dalla filosofia?
«Devo dire che è un interrogativo che spesso mi sono posto e mi pongo anche io. Anche in questo caso credo si tratti di un discorso speculare. Si parte per un bisogno degli adulti di filosofare, di mettersi in gioco, di ri-crearsi attraverso il contatto con i bambini. Questo forse è il primo movente, almeno così è stato per me. Allo stesso tempo però, fare filosofia con i bambini è anche incontrare i loro sguardi, farsi provocare dalla loro meraviglia, mettersi in ascolto. Quindi un bisogno dei bambini, tante volte inespresso, molte volte, peggio, inascoltato.»
Quali sono le sfide che l’Associazione ha già affrontato e quali gli obiettivi futuri?
«Amica Sofia opera da più di quindici anni in tante regioni italiane, ha coinvolto e coinvolge decine di scuole di ogni ordine e grado, ha collaborato con enti di formazione ministeriali e con le università, italiane e straniere. Il suo comitato scientifico annovera tra gli altri filosofi come Walter Kohan Andrea Tagliapietra Livio Rossetti, Mirella Napodano; la sua rivista, edita da qualche anno da Rubbettino, è accreditata ANVUR e ha ospitato contributi e forum di altissimo livello.
«Da quattro anni promuove il Premio Mario Lodi (presidente Eraldo Affinati), di recente ha stretto un rapporto di collaborazione e di intesa con la Fondazione Don Milani. Abbiamo contribuito, con Luna Renda, responsabile per la formazione, a progettare seminari e proposte laboratoriali per INDIRE e per il MIUR, nell’ambito dei nuovi orientamenti per la filosofia. Tante le sfide incorso, dunque, che a fatica ma con la necessaria determinazione e contando solo sulle nostre risorse proviamo a portare avanti mirando sempre e soprattutto alla qualità delle proposte. Tra le ultime sfide e obiettivi c’è l’introduzione della filosofia negli istituti tecnici e professionali: un cantiere che noi per primi abbiamo aperto in Italia e che ora sembra essere diventato finalmente anche un obiettivo condiviso a livello ministeriale. Il 2022 ci vede al lavoro nella progettazione di importanti eventi, che si terranno in diverse parti di Italia, a partire da Perugia, nostra sede originaria e nucleo fondativo, che finalmente sta riprendendo negli ultimi anni la sua capacità propulsiva. La Calabria, con la rete di scuole Biga alata, promossa da anni con il liceo classico Galluppi di Catanzaro, rimane sempre una delle regioni più intensamente attive e produttive, capace di esportare ormai esperienze e modelli a livello nazionale.»
Elisa Chiriano