Cento anni fa nasceva ad Asiago, prealpi vicentine, lo scrittore Mario Rigoni Stern, famoso per il suo romanzo Il sergente nella neve, un classico del Novecento.
Sono pochi i grandi scrittori che possono vantare un trascorso come quello che ha dovuto traversare Mario Rigoni Stern nel corso della sua vita.
Mario Rigoni Stern nasce ad Asiago, principale località dell’altopiano dei Sette Comuni, nelle prealpi vicentine, il 1° novembre 1921, esattamente cento anni fa. Terzo di otto fratelli, Rigoni Stern cresce circondato da boschi di pino, larici, faggi e abeti, “in una casa appena ricostruita sulle macerie della Grande Guerra”. Guerra e boschi: saranno questi i due binari su cui procederà la produzione letteraria dell’autore.
Conclusa la scuola secondaria di avviamento, a diciassettenne anni Mario Rigoni Stern si trasferisce ad Aosta, arruolandosi come volontario nella scuola militare centrale per alpinisti; qui ottiene la qualifica di specializzato sciatore-rocciatore. Da caporalmaggiore prende parte alle fasi iniziali della Seconda guerra mondiale, prima inviato in Francia, poi in Albania e Grecia. Promosso sergente, nel gennaio del 1942 viene trasferito con la prima spedizione del Regno in Russia. Ritornato dopo pochi mesi, verrà rispedito sul fronte del Don in estate, col battaglione Vestone della divisione Tridentina, a implementare l’ARMIR, l’Armata italiana in Russia.
Da Nikolaevka ai campi di concentramento nazisti
Questi momenti saranno cruciali per la sua vita di uomo e di scrittore: Mario Rigoni Stern sarà protagonista, infatti, della ritirata di Russia e della drammatica battaglia di Nikolaevka (26 gennaio 1943) che decimerà le già malridotte truppe italiane al fronte sovietico, arrivate allo scontro disarmate e in condizioni fisiche tragiche. Fra morti, feriti, catturati e dispersi, gli italiani che non superarono la sacca, l’ultimo sbarramento sulla strada verso casa, furono circa quarantamila.
L’insperato rientro in Italia sarà una gioia effimera: dopo l’armistizio dell’8 settembre, Rigoni Stern è di fatti catturato dai tedeschi e segregato nei campi di concentramento nazisti, prima in Prussia orientale (nordest della Polonia), poi nella Slesia polacca e infine a Graz, in Austria. Da qui, nel maggio 1945 l’alpino riesce a fuggire e a raggiungere l’Italia, Asiago, la sua baita, valicando a piedi le montagne. Durante la dura detenzione (cominciata a gennaio ’44), inizia a vergare centinaia di note che confluiranno poi nel romanzo che lo renderà celebre nel mondo della letteratura: Il sergente nella neve.
Mario Rigoni Stern e Il sergente nella neve
“Ho ancora nel naso l’odore che faceva il grasso sul fucile mitragliatore arroventato. Ho ancora nelle orecchie e sin dentro il cervello il rumore della neve che crocchiava sotto le scarpe, gli sternuti e i colpi di tosse delle vedette russe, il suono delle erbe secche battute dal vento sulle rive del Don.”
Il percorso del manoscritto è anch’esso da romanzo: un amico dell’autore invia la pila di foglietti a Elio Vittorini, direttore della collana I Gettoni di Einaudi, scopritore in quella prima metà degli anni cinquanta dei giovani Italo Calvino e Beppe Fenoglio e di Lalla Romano, Fortunato Seminara e Anna Maria Ortese. Vittorini si appassiona a quella storia, ben diversa dalla usuale narrazione e memorialistica di guerra, e, dopo un approfondito lavoro sul manoscritto, nel 1953 firma la presentazione de Il sergente nella neve. Ricordi della ritirata di Russia, il primo romanzo di Mario Rigoni Stern.
Il libro dello scrittore alpino, il racconto di una intera generazione, sarà un successo: lo scritto verrà infatti premiato con il prestigioso Premio Viareggio Opera Prima.
Il critico letterario Franco Fortini dirà che Il sergente nella neve è un “libro del quale non si può non consigliare a chiunque la lettura”, per la sua scrittura, immediata e spontanea, seppur scarna e in un certo senso pudica, per il suo valore letterario, per l’impronta diversa, già evidenziata da Vittorini, rispetto ad altre opere che ricordano l’esperienza dei soldati italiani in Russia.
Il sergente nella neve, circoscritto ai giorni precedenti e successivi alla sanguinosa battaglia di Nikolaevka, è diviso in due parti: la prima, Il caposaldo, è ricca di dolci ritratti degli uomini che hanno condiviso con Rigoni Stern, il Sergentmagiù, la terribile esperienza della spedizione in Russia, molti di loro mai più rientrati a casa; la seconda, La sacca, è invece incentrata sugli scontri finali contro l’Armata rossa e sui rapporti di solidarietà tra i soldati italiani stremati e i civili russi, i contadini delle isbe, lungo il disperato cammino verso casa, tra le nevi e i ghiacci. Una “discesa agli inferi della solitudine” (Ermanno Paccagnini), con la speranza di poter riabbracciare, chissà quando, i propri cari.
“Sapevamo solo che il fiume davanti al nostro caposaldo era il Don e che per arrivare a casa c’erano tanti e tanti chilometri e potevano essere mille o diecimila. […] Siamo senza gambe, senza braccia, senza testa, siamo solo stanchezza e sonno, e gola piena di sassi.”
Gli altri libri e gli ultimi anni
Dopo lunghi anni di pausa, Mario Rigoni Stern tornerà a scrivere percorrendo i due binari succitati: storie belliche e storie di boschi. Tra gli altri libri, tutti pubblicati da Einaudi e riediti quest’anno per celebrare il centenario dell’autore, ricordiamo: Il bosco degli urogalli, Storia di Tönle (l’opera preferita dallo stesso autore, vincitrice dei premi Campiello e Bagutta), Quota Albania, Ritorno sul Don (in cui Rigoni Stern racconterà il suo ritorno nei luoghi della guerra), Arboreto selvatico, Il libro degli animali e Le stagioni di Giacomo.
A partire dagli anni settanta, Mario Rigoni Stern scriverà sporadicamente per qualche giornale e si concentrerà sulla politica locale focalizzandosi in particolare sull’impegno civile per la salvaguardia dell’altopiano dei Sette Comuni, preda del turismo selvaggio e di costruttori senza scrupoli e amore per il fragile ambiente dell’area.
Negli ultimi anni di vita si dedicherà all’agricoltura e alla caccia, le sue passioni di sempre, e a lunghe passeggiate in quei monti che, tra il ’42 e il ’45, pensava con angoscia di non rivedere più. Mario Rigoni Stern, lo scrittore nella neve e nei boschi, muore nel suo paese natio, tra le sue valli e i suoi boschi, il 16 giugno 2008.
Antonio Pagliuso
Foto di Mario De Biasi (Mondadori Publishers) di pubblico dominio condivisa via Wikipedia