Da Brognaturo a Dubai, Vincenzo Grenci e le sue pipe internazionali

Le pipe del maestro pipparu Vincenzo Grenci presto approderanno a Dubai. L’artigiano di Brognaturo, infatti, rappresenterà la Calabria alla prossima Esposizione universale negli Emirati Arabi.

Un inebriante odore di tabacco ci dà il benvenuto nel laboratorio del maestro Vincenzo Grenci, classe 1950, nato a Brognaturo, piccolo centro delle Serre vibonesi, e precisamente in via Cavour numero 14, come sottolinea con orgoglio, riportandoci indietro a un tempo, neppure troppo lontano, in cui la prima luce che ci abbracciava era quella di casa. 

Cinto dai boschi di abeti e querce delle Serre calabresi, Brognaturo è un centro di poco più di cinquecento anime, ma che è noto su scala nazionale e non soltanto per le attività d’artigianato; su tutte, quella di Vincenzo Grenci, pipaio da più di mezzo secolo. 

Pertini, Scalfaro e… Enrico

Il pipparu, però, non è il solo protagonista della rinomata bottega di pipe artigianali di Brognaturo. Il laboratorio è infatti animato da Enrico, l’ara ararauna gialloblù che ci saluta fragorosamente una volta varcata la soglia. Enrico, diciassette anni portati benissimo, non ci sta a starsene in un angolo, sul trespolo, ma assiste letteralmente il suo “papà” per tutta la conversazione.

I voli e i garriti del vivace pappagallo non sono le uniche cose ad attirare la nostra attenzione: le pareti della bottega di Grenci sono tappezzate di ricordi e attestati, come una fotografia in bianco e nero di Domenico Grenci, padre di Vincenzo, con l’ex presidente della Repubblica Sandro Pertini, accanito fumatore di pipa e collezionatore (sua la frase “fumando la pipa, io brucio le mie amarezze e le mie amarezze sono molte, perciò ho bisogno di molte pipe”) e chiaramente cliente dei Grenci, o come la targa di Cavaliere del lavoro ottenuta negli anni novanta dal capostipite e siglata dall’altro ex presidente Oscar Luigi Scalfaro. Cavaliere padre e cavaliere figlio, in quanto Vincenzo Grenci ci rivela un’altra sua grande passione, quella per i cavalli, cui si dedica nel tempo libero.

Un mestiere che parte da Chicago

Quando hanno cominciato i Grenci a dedicarsi all’arte della realizzazione delle pipe?

“Mio padre è diventato pipaio per necessità” sostiene Vincenzo Grenci, principiando a raccontare la storia del genitore, intagliatore ed ebanista, allievo del maestro scultore Tripodi di Serra San Bruno. Grenci senior, come decine migliaia di altri giovani calabresi tra la seconda metà dell’Ottocento e buona parte del Novecento, emigrò negli Stati Uniti d’America, precisamente a Chicago, nei primi anni sessanta, quando Vincenzo aveva poco più di dieci anni. Accadde un giorno che Domenico Grenci si imbatté in una vetrina che esponeva una serie di pipe. Le guardò e si convinse di poter realizzare delle pipe migliori rispetto a quelle un po’ rozze che stava osservando. Da lì a poco, facendo perno sulla maestria maturata in Calabria, cominciò a intagliare pipe personalizzate con i volti dei committenti che lo pagavano fior fior di dollari per vedere il proprio volto scolpito sul fornello dell’arnese per fumare.

La nostalgia dei suoi boschi e il pensiero del ritorno, però, erano insistenti nel cuore di Domenico Grenci e fu così che nel 1965 rientrò in Calabria, nella sua Brognaturo, dalla sua famiglia.

Le pipe di Vincenzo Grenci al prossimo Expo di Dubai

Brillano gli occhi a Vincenzo mentre ci racconta la storia di suo padre; come quando ci anticipa, sottovoce e con un filo d’imbarazzo – sarà per non farsi ascoltare da Enrico? –, la notizia che il prossimo febbraio sarà a Dubai in qualità di rappresentante della Calabria all’Expo. All’attesissima vetrina mondiale, il maestro artigiano parteciperà per la sezione del “Saper Fare” regionale. Dai suoni della natura di Brognaturo alle luci sfavillanti di Dubai. Un viaggio molto lungo e frammentato, un salto da un mondo a un altro al quale, per il momento, Grenci preferisce non pensare, sorridendo all’idea che presto vedrà le sue pipe tra le labbra di qualche emiro dal patrimonio a venti zeri.

Tra le mura della bottega pezzi di pipa e macchine secolari

Ma ritorniamo alle mura antiche e odorose di legno della bottega. Ogni angolo è ingombro di utensili, tavole e pezzi di legno, grezzi e semilavorati, mastodontiche macchine, come una sega a nastro di oltre un secolo di vita, e fornelli di pipa difettosi che il maestro sceglie di non gettare, chissà mai non possano servire per qualche altro utilizzo.

L’arte dell’attesa

Nascoste dentro alcune eleganti valigette, invece, sono le pipe terminate e pronte per essere vendute. Esemplari unici, di centinaia e migliaia di euro, taluni vecchi pure quarant’anni; sì perché, come ci dice Vincenzo Grenci, dopo avere estirpato, bollito e lavorato le radici di erica arborea – radica tipica del Mediterraneo e la più utilizzata per la creazione delle pipe artigianali –, queste vanno lasciate stagionare per almeno vent’anni.

“Bisogna sapere attendere. Adesso sto lavorando alcune radiche estirpate e messe a riposo nel 2000” precisa il pipparu Grenci. 2000, quando c’era ancora la lira, la Nokia metteva in commercio l’indimenticabile 3310 e Vladimir Putin vinceva le sue prime elezioni presidenziali.

Qual è l’ultimo passo una volta trascorso questo lunghissimo letargo?  Semplice. Si procede con l’intagliatura e la rifinitura della radica. Abbiamo detto ultimo passo; ebbene, era il penultimo. L’ultimo, di fatti, è l’incisione sulla pipa del marchio Grenci, una eccellenza Made in Calabria prossima a conquistare gli Emirati Arabi e tutto il Medio Oriente.

Antonio Pagliuso