Biblioteca di Albidona: tra libri, carte geografiche e pezzi di tecnologia vintage

Non solo migliaia di libri di svariati argomenti, alla Biblioteca di Albidona, paesino dell’Alto Jonio Cosentino, si possono consultare documenti storici e ammirare antiche carte geografiche, macchine per scrivere e straordinari strumenti di archeologia tecnologica.

Che le biblioteche siano, per chi è dotato di una certa sensibilità, dei posti magici è un fatto assodato. Ma ci sono delle biblioteche più magiche delle altre; vuoi per il patrimonio librario che conservano, vuoi per una singolare disposizione, vuoi per una particolarità che vi si trova, vuoi per il luogo che le ospita. Senza dubbio la Biblioteca di Albidona è tra le biblioteche più suggestive della Calabria e d’Italia.

La torre cinquecentesca a due passi dalla biblioteca

La biblioteca si trova ad Albidona, piccolo centro dell’Alto Jonio Calabrese, su un pianoro conosciuto come Piano della Torre poiché vi sorge, a poche decine di metri dalla biblioteca, una torre di avvistamento del Cinquecento, fra le costruzioni meglio mantenute fra le oltre cento che in Calabria costituivano il sistema di difesa costiero contro le incursioni turchesche.

La biblioteca è nata per volere di Rinaldo Chidichimo, avvocato e già presidente della Cassa di Risparmio di Calabria e Lucania, che, dopo avere girato il mondo nella sua lunga carriera professionale, è tornato nel suo buen retiro del Cosentino.

Biblioteca di Albidona: tra libri, carte geografiche e pezzi di tecnologia vintage

Settemila libri in prossimità del mare classico

Prossima alle acque omeriche che leggenda vuole ricoprano la mitica isola di Ogigia, dimora di Calipso, la Biblioteca Torre di Albidona – questo il nome completo – conserva circa settemila volumi suddivisi in varie sezioni – dalla narrativa all’economia, dalla politica a una corposa collezione di testi connessi al territorio che vede, oltre a romanzi di scrittori noti e meno noti della Calabria, anche opere riguardanti la geografia locale, le tradizioni, i dialetti e le minoranze linguistiche, come la lingua e cultura arbëreshë cui Chidichimo è particolarmente legato.

Non solo libri: alla Biblioteca di Albidona anche carte geografiche e strumenti vintage

Nel luogo di cultura – privato, ma aperto alla visita e alla consultazione degli utenti – trovano spazio anche oggetti antichi tra cui tagliasigari, uova di struzzo finemente dipinte, divanetti, conchiglie, cabrei fatti a mano di tardo Settecento, postincunaboli del primo Cinquecento, pregiate carte geografiche e copie originali di antichi giornali fra cui: “La domenica dell’agricoltore”, “L’asino” e “La tribuna illustrata”.

Rubano di certo l’occhio alcuni oggetti vintage, come le macchine per scrivere Olivetti degli anni settanta e ottanta, dei primi computer portatili – fra questi un Apple Macintosh Powerbook 145 del 1992 – e una tv/radio/stereo Irradio Apple 502.

Documenti sul Sud di rilievo storico

Da grande appassionato di storia e tradizioni del Meridione, l’avvocato bibliofilo ha stampato, entro dei quaderni, atti risalenti all’Ottocento, di notevole interesse storico e importanti per capire il nostro tempo.

Fra questi, di rilievo un decreto del re Ferdinando II di Borbone del 1840 con cui il sovrano dava il placet alla costituzione di una società per azioni per la costruzione di un canale navigabile nell’istmo di Marcellinara, fra i golfi di Squillace e Sant’Eufemia, al fine di ottenere una comunicazione fra i mari Jonio e Tirreno. Spesa totale dell’opera mai andata in porto circa otto milioni di ducati, pari a trentadue milioni e settantacinque mila franchi.

Calabria

Il progetto del tunnel sottomarino dello Stretto

Un altro interessantissimo documento, definito una autentica perla da Rinaldo Chidichimo, riguarda l’accurato progetto di un avveniristico tunnel sottomarino per l’attraversamento dello Stretto di Messina risalente all’anno 1883, oltre un secolo prima della costruzione dell’Eurotunnel della Manica fra Regno Unito e Francia. L’opera, presentata in una conferenza di ingegneri e architetti italiani radunati in Roma il 24 gennaio 1883 e tenuta dall’ingegner Federico Gabelli, avrebbe collegato la cittadina calabrese di Villa San Giovanni a quella siciliana di Ganzirri.

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“Se, nei riguardi delle comunicazioni fra la Sicilia e il continente, lo stretto di Messina può essere abolito, è un preciso dovere degli italiani abolirlo” si legge nel prezioso atto in cui si appalesano le stesse perplessità che oggi, a quasi un secolo e mezzo da quel disegno, ritornano ad aleggiare sul capo degli esperti e della società civile che si trovano ad affrontare il nuovo progetto per il collegamento fra la Sicilia e la terraferma. 

Antonio Pagliuso