Museo Carro Funebre Barcellona

Anche i carri funebri parlano della storia di una società. Ai piedi della collina di Montjuïc, all’interno del locale cimitero, sorge il Museo del Carro Funebre di Barcellona. La collezione del singolare museo è composta da diciannove carri: tredici funebri e sei di accompagnamento.

La storia degli uomini si fonda sulle tradizioni, i monumenti e i culti dei nostri avi. Così è anche per la morte, la morte con i suoi rituali e con le sue cerimonie che da tempo immemore accompagnano e narrano il nostro trapasso. E qual è il simbolo che racconta la vita e la morte in una società se non il carro funebre?

Un tempo a trazione animale, oggi con modelli motorizzati, i carri funebri riflettono estro e costumi della società. L’usanza di condurre i defunti con mezzi di trasporto adeguati si diffuse a Barcellona intorno agli inizi del XIX secolo quando, a causa dell’aumento della popolazione e delle epidemie, fu necessario spostare fuori dalle mura della città i luoghi di sepoltura. Nacque, dunque, l’esigenza di trasportare in maniera opportuna il feretro del trapassato nel posto prescelto per concedergli l’eterno riposo.

Il singolare museo nasce nel 1970 grazie a Cristóbal Torra

Nessuno immagina che può esistere un museo sui carri funebri, eppure, per quanto macabro possa apparire, esiste realmente e si trova a Barcellona, in Spagna. Ai piedi della collina di Montjuïc, all’interno del cimitero locale, sorge dal 1970 il Museu de Carrosses Fúnebres de Barcelona. Avvolto in un’atmosfera solenne quanto surreale, il Museo del Carro Funebre ci racconta le tante storie dell’ultimo viaggio dell’uomo.

Quello dedicato alle autovetture per i trasporti funebri non è sicuramente uno dei musei più famosi di Barcellona, ma certamente uno dei più singolari. Nasce dalla geniale intuizione di Cristóbal Torra, allora direttore dell’impresa di pompe funebri comunale, con lo scopo di preservare le antiche carrozze utilizzate per i riti funebri.

Foto di Canaan – Trabajo propio condivisa via Wikipedia con licenza CC BY-SA 4.0

Carri funebri e autovetture di accompagnamento dei parenti

La curiosa quanto interessante esposizione rappresenta la tradizione funeraria spagnola a cavallo tra il XIX e il XX secolo. Al suo interno, oltre a trovare riproduzioni e modelli originali di carrozze decorate in uno splendido stile barocco, troviamo anche una serie di veicoli usati per accompagnare i parenti più stretti del caro estinto e una serie di esposizioni iconografiche sulla morte. Tra queste iconografie che raccontano il passaggio dalla vita all’aldilà possiamo notare, oltre alla Croce Cristiana, le lettere greche Alpha e Omega, che rappresentano l’inizio e la fine dell’esistenza terrena, e le clessidre, che ci ricordano la caducità dell’uomo.

Ricorrente è l’immagine del gufo che rappresenta sia la notte, il silenzio, la solitudine – come la morte, effettivamente – e sia la saggezza che accompagna, da Omero in poi, la rappresentazione della dea Atena, poiché nel passaggio dal mondo dei vivi al Regno dei morti ci si auspica che l’uomo incontri la vera saggezza.

La collezione, unica nel suo genere in Europa, conta diciannove carri originali, di cui tredici funebri e sei di accompagnamento. Il nero è il colore dominante, nei tessuti, nei rivestimenti interni ed esterni e nei finestrini delle carrozze, quasi a voler evidenziare la tradizione, fortemente sentita ancora oggi nella società occidentale, di associare il nero al lutto.

Foto di Jordiferrer – Own work condivisa via Wikipedia con licenza CC BY-SA 3.0

Carri funebri per ricchi, poveri, bambini e vedove in lutto

Non mancano, comunque, esemplari di carrozze sontuosamente rivestite in oro o in bianco; ogni carro aveva una sua specifica funzione in base al tipo di sepoltura. Così, per i più poveri era utilizzato un carro modesto, che era probabilmente quello più usato, conosciuto come Araña, il Ragno; per i nobili si adoperava invece l’Imperial; le carrozze bianche, infine, erano destinate ai bambini, alle giovani ragazze e alle religiose. Tra tutte, una carrozza davvero sorprendente è la Vedova nera, utilizzata esclusivamente per il trasporto delle vedove in lutto.

Insieme ai carri, inoltre, troviamo l’automobile che intorno al 1950 ha sostituito le carrozze trainate dai cavalli: una Buick color argento. Su ogni modello esposto è associato un cartellino, in castigliano, catalano e inglese, che spiega la storia e, appunto, il diverso utilizzo delle carrozze.

Durante la visita al Museu de Carrosses Fúnebres, non possiamo fare a meno di ammirare le antiche fotografie rappresentanti le divise d’epoca del personale funebre, di cui sono esposte alcune riproduzioni.

All’interno del Museo del Carro Funebre di Barcellona anche una biblioteca

Un unicum, probabilmente, nel suo genere rappresenta la biblioteca che troviamo all’interno del museo. Circa duemila volumi da poter consultare per comprendere i riti funebri praticati dall’uomo, dalla preistoria a oggi.

Interessante sarebbe associare all’ingresso al museo anche una visita guidata all’interno del cimitero di Montjuïc, un tour alla scoperta degli illustri personaggi ivi sepolti e delle meravigliose statue che, inesorabilmente, invitano al silenzio e alla riflessione in questa imperturbabile atmosfera di sacralità.

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Durante questo viaggio, anche grazie al supporto di informazioni virtuali complementari, ci ritroviamo catapultati nella Barcellona neoclassica della metà del XIX secolo, alla scoperta di una originale conoscenza della morte attraverso la comprensione degli usi e dei simbolismi delle splendide carrozze che accompagnavano gli uomini verso il loro estremo luogo di riposo, verso la loro eterna dimora.

Emanuela Stella

Foto di Jordiferrer – Own work condivisa via Wikipedia con licenza CC BY-SA 3.0