La storia del Mediterraneo antico al Museo archeologico di Lipari

Il Museo archeologico regionale eoliano “Luigi Bernabò Brea” di Lipari è senza dubbio fra i più importanti musei archeologici del Mediterraneo. Le sue collezioni di corredi funebri e anfore greche e romane sono fra le più nutrite e meglio conservate del mondo.

Punto strategico delle antiche rotte marittime del Mediterraneo, l’arcipelago delle Eolie è battuto dai sapiens fin dalle epoche più remote, ma ha registrato la presenza di insediamenti stabili soltanto dal Neolitico (fra 7.500 a 6.000 anni fa circa), tardi rispetto ad altri contesti mediterranei. Le prime comunità permanenti delle Eolie si formarono nelle isole di Lipari e Salina (Lipàra e Didỳmē in antichità), con tutte le isole dell’arcipelago, fuorché Vulcano, che risultano abitate dal IV millennio a.C., all’inizio dell’Età del Bronzo.

Una storia lunga e stratificata che trova la sua massima espressione al Museo archeologico regionale eoliano di Lipari.

Inaugurato nel 1954 nella cittadella fortificata – sita su una rocca già insediamento preistorico, greco, romano e bizantino – conosciuta come Castello di Lipari, il Museo archeologico è intitolato a Luigi Bernabò Brea (1910-1999), archeologo, già soprintendente della Sicilia Orientale e ideatore e direttore del museo liparota,

La sezione preistorica del Museo

Allestita nello stabile dell’antico palazzo vescovile, la prima sezione del Museo è dedicata alla preistoria.

Nel corso delle campagne di scavo partite dal Secondo dopoguerra a Lipari e Salina, le due isole maggiori e più popolose dell’arcipelago, sono stati rinvenuti tracce di capanne e frammenti di ceramiche e ossidiana, quest’ultima materia prima del Neolitico e merce di scambio che veniva dapprima estratta a Lipari per poi essere trasportata e lavorata a Salina. L’ossidiana, vetro vulcanico simbolo del Neolitico, era scambiata con la selce e l’argilla impiegata per fabbricare i vasi ed esportata in Sicilia e in molte aree della Penisola italiana, fino alla Grecia.

La sezione preistorica permette di ammirare reperti delle culture di Stentinello, di Diana, di Capo Graziano – sviluppatasi, nelle sue fasi I e II, negli importanti villaggi di Filo Braccio e Montagnola di Capo Graziano in Filicudi – e di Milazzese, le prime due fiorite durante il Neolitico, le ultime due nell’Età del Bronzo. Protagonisti della sezione anche i resti di altri villaggi preistorici sorti nell’arcipelago come i villaggi di Portella a Salina e di Punta Milazzese a Panarea.

L’Età classica e il culto dei defunti

Nell’edificio centrale del complesso museale dell’isola ci si immerge nell’Età classica, la parte più ricca dell’itinerario. Nella prima sala si scoprono le tombe eccezionalmente conservate delle necropoli di età greca: tombe a cassa in blocchi e in lastre di pietra, sarcofagi in terracotta e in mattoni crudi, tombe del tipo a cappuccina con larghe tegole piatte poste a mo’ di tetto. In mezzo ai sarcofagi, spuntano anche delle anfore, manufatti che non erano utilizzati soltanto per la conservazione e il trasporto via mare del vino e dell’olio, ma fungevano pure da estrema dimora per i bambini trapassati in tenerissima età – la tipologia di sepoltura è conosciuta col nome di enchytrismòs.

Vastissima è la collezione di corredi funerari della Lipari greca; una moltitudine di oggetti – fra cui spicca addirittura un ushabti azzurrino, statuina propria della dote funebre egizia che attesta la presenza di genti egiziane sull’isola – che mette in evidenza la ricchezza degli abitanti dell’antica Lipàra. Il corredo del defunto era riposto in appositi vasi, con le tombe sepolte in profondità e indicate in superficie con segnacoli e lastre arrecanti il nome dell’estinto. Numerosi stele e cippi funerari greci e romani e la ricostruzione di segmenti della necropoli arricchiscono il sito archeologico.

Gli antichi preziosi di Lipàra

Altre sale espongono centinaia di variegate maschere teatrali rinvenute in corredi tombali del IV secolo a.C., lucerne romane di vario tipo – elencate dallo studioso e archeologo tedesco Heinrich Dressel, autore anche di una celebre classificazione delle anfore – e una sfarzosa collezione di monete bronzee della zecca di Lipàra (diverse serie con l’incisione ΛIΠAΡAION, che vale per “dei Liparaioi”, il popolo locale), e di pezzi di oreficeria (diademi, pendagli, orecchini, collane e anelli).

Le anfore del Museo archeologico di Lipari

Il percorso espositivo del Museo archeologico regionale eoliano “Luigi Bernabò Brea” si chiude ancora all’insegna dell’opulenza, con la sala che ospita i maestosi complessi di anfore recuperate dalle acque omeriche del Mar delle Eolie. Le acque delle Eolie, al centro dei commerci del mondo mediterraneo, sono punteggiate di insidiosi scogli e nel succedersi dei millenni hanno causato l’inabissamento di un numero incalcolabile di imbarcazioni.

anfore del museo archeologico lipari

Il più cospicuo gruppo di anfore – integre, dall’orlo al puntale – è quello del Relitto A – Roghi (da Gianni Roghi, pioniere dell’archeologia subacquea). Le oltre trecento anfore del complesso, posizionate a formare una piramide, sono state recuperate negli anni sessanta a Capo Graziano, attorno alla punta sudorientale di Filicudi, e risalgono al 196-173 a.C. Le anfore sono di tipo Dressel I (in genere destinate al trasporto del vino) e costituivano parte del carico di una nave sfasciatasi a seguito di un impatto contro la secca sommersa del Capo, autentico cimitero delle navi del Mar delle Eolie.

Nel locale dedicato all’Archeologia subacquea si possono ammirare altre “magnifiche rovine” grazie ai rinvenimenti subacquei avvenuti a Lipari, a Punta Luccia di Vulcano e alle Formiche di Panarea (Relitto Alberti, risalente al I secolo d.C.). Relativamente fuori contesto la presenza nella sala di tre cannoni di bronzo e uno in ferro perduti da una nave da guerra spagnola in transito nelle acque eoliane nel XVII secolo.

Il Castello come spazio culturale

Oltre a mostre temporanee e convegni, negli spazi del Castello si tengono alcune manifestazioni culturali e artistiche come “Racconti d’estate. Il cinema in piazza”, che nell’estate 2024 celebrerà la sua quinta edizione. Organizzata da Magazzino di Mutuo Soccorso Eolie, la rassegna porta a Lipari illustri nomi del mondo della letteratura e del cinema. Ospiti delle passate edizioni artisti come: Anna Pavignano, Alessandro Rossellini, Luigi Lo Cascio, Roberto Alajmo, Roy Menarini, Claudia Squitieri e Paolo Taviani.

Antonio Pagliuso