Più di 160 chilometri di piste ciclabili e la scelta di rendere pedonale il centro città. Un illuminato progetto di politica verde ha portato Valencia alla nomina di Capitale verde europea del 2024.
Nel 2024 sarà Valencia la Capitale verde europea. La città della Comudidad Valenciana, affacciata sul Mediterraneo e a circa 350 chilometri a Sud di Barcellona, ha conquistato il titolo grazie a un progetto di politica verde chiaro e avviato da molti anni.
La Capitale verde europea
Il Premio di Capitale verde d’Europa è assegnato annualmente dal 2010 dalla Commissione Europea a una città europea – con una popolazione maggiore ai centomila abitanti – che sia riuscita a realizzare i suoi obiettivi in tema di salvaguardia ambientale e di sviluppo economico sostenibile. Valencia eredita il titolo appartenuto nel 2023 a Tallinn.
La huerta, le risaie e il progetto di un centro soltanto per pedoni
Già Capitale europea del turismo intelligente nel 2022 e Capitale dell’alimentazione sostenibile nel 2017, Valencia può vantare oltre 160 chilometri di piste ciclabili e sta portando avanti il progetto di rendere interamente pedonale il centro cittadino.
La città spagnola attraversata dal fiume Turia, infatti, è stata oggetto di numerosi interventi nel corso degli ultimi anni: su tutti, la pedonalizzazione di buona parte del centro storico e la realizzazione di una pista ciclabile che porta valenciani e visitatori sulle spiagge locali, caratterizzate dal manto sabbioso, e nella huerta, l’area agricola attorno alla città.
La tutela e la valorizzazione ha riguardato gli spazi verdi cittadini e extraurbani come i Giardini del Turia e le risaie del Parco dell’Albufera, altro patrimonio ambientale che ha contribuito al raggiungimento dell’obiettivo di Capitale verde europea.
Valencia, non solo paella
Città colorata, frizzante e cosmopolita, Valencia è una meta buona per tutte le tasche e per ogni fase della vita con i suoi locali tipici in cui gustare cocas, delle focacce ripiene, sia dolci che salate, e soprattutto la celebre paella, oramai diffusa in tutto il mondo latino che deve il nome proprio al paellero, termine valenciano per il recipiente di metallo in cui viene cotto il delizioso piatto.
Il ricco patrimonio culturale di Valencia, Capitale verde europea del 2024
Per quel che concerne la cultura in senso più stretto, Valencia ha una offerta che ha poco da invidiare alle città spagnole più conosciute. Anzitutto il Museo di belle arti di Valencia, pinacoteca seconda in Spagna soltanto al Prado di Madrid, con esposte tele di Diego Velázquez, Francisco Goya, Luca Giordano, dello Spagnoletto e del Pinturicchio.
La città di Valencia è celebre anche per la iconica Plaza de toros, edificata nella seconda metà dell’Ottocento in stile neoclassico e ispirata al Colosseo, per la Loggia della seta, la Lonja, edificio storico dichiarato nel 1996 Patrimonio dell’Umanità UNESCO, e la Città delle Arti e delle Scienze di Valencia, progettata dagli architetti Santiago Calatrava e Félix Candela, con al suo interno il Parco oceanografico, fra i più estesi parchi marini d’Europa.
La Cattedrale di Valencia e le altre chiese della città
Fra i luoghi di culto più significativi vi è la Cattedrale, consacrata nel 1238 dopo la Reconquista cristiana ai danni del regno musulmano di al-Andalus. Sorta sui resti di una antica moschea, la Cattedrale di Valencia è famosa anche per il campanile – chiamato dai locali Micalet –, opera in stile gotico valenciano, completata nella sua altezza superiore ai cinquanta metri nel 1418.
Altre chiese importanti di Valencia sono la Chiesa di Santa Caterina (risalente al XIII secolo), famosa anch’essa per un elegante e imponente campanile, la Chiesa di San Nicola di Bari e San Pietro Martire, con al suo interno gli affreschi di quella che è chiamata la Cappella Sistina di Valencia, e la Chiesa di San Giovanni dell’Ospedale, il più antico luogo di culto cattolico della città, fondata – dietro concessione di Giacomo I il Conquistatore, re d’Aragona – dagli Ospitalieri di San Giovanni di Gerusalemme per ringraziarli dell’aiuto offerto alla corona durante la Reconquista.
Foto di Andrea Castello da Pixabay
Antonio Pagliuso