Recensioni: “Le impavide del Sud” di Riccardo Riccardi

Una sequenza di figure femminili che hanno prevalso distinguendosi in cultura, determinazione coraggio in particolari periodi storici a loro avversi, imponendo il loro pensiero politico e professionale emotivo individuale, contro ogni forma di limitazione e discriminazione; così Riccardo Riccardi, giornalista e scrittore, ci guida in questo saggio dedicato alle donne: Le impavide del Sud. Donne che hanno cambiato la storia del Mezzogiorno, edito Les Flâneurs.

Un contributo e una ricerca per quella parte storica non trattata dai libri, ma elemento costituente del passato storico di una realtà che ha contribuito a creare fondamenti solidi per un cambiamento forte che si è sviluppato nel successivo periodo. Un omaggio a quella memoria storica dedicato al ruolo della donna e alla sua crescita sociale e civile nell’Italia del Sud.

Le protagoniste scelte dall’autore si distinguono per aver infranto regole, con atteggiamenti rivoluzionari e irriverenti, pronte a lottare per imporre la propria personalità e il loro pensiero ideologico sociale politico individuale e pronte a subire le conseguenze di questa loro impertinente sfrontatezza; donne anticonformiste che hanno imposto la loro personalità, lasciando traccia nel mondo politico, letterario, professionale, artistico, poetico. Riccardo Riccardi porta l’attenzione sul ruolo della donna nella crescita sociale e civile dell’Italia meridionale.

Questa avventura inizia con Trotula De Ruggero, prima figura che si impone nel ruolo di medico o medichessa nella storia, nata a Salerno tra il 1035 e il 1040 si distingue per la sua generosità e per, come medico, aver dedicato le sue attenzioni al mondo femminile, distinguendosi anche per aver sviluppato una competenza eccelsa nell’ambito dell’erboristeria e ottima conoscenza dell’anatomia femminile.

Continuiamo con Giustina Rocca avvocato o avvocatessa vissuta tra la seconda metà del quattrocento e la prima del cinquecento in Puglia, ricordata come prima avvocato donna nel mondo ma anche per un pensiero poetico che racconta di lei come ispiratrice del personaggio di Porzia di Belmonte del Mercante di Venezia di William Shakespeare.

E ancora l’autore ci narra di brigantesse degne compagne dei loro uomini, una figura storica dalle sfaccettature poliedriche, perché si parla di esse come donne che hanno lottato per difendere la loro dignità di donna, i loro amori e i loro diritti umani, spinte dalla forza motrice dell’istinto e della determinazione e al contempo feroci e crudeli condottiere, carnefici di crimini atroci pronte a sostituire i loro uomini al comando qualora fosse necessario. In questo frangente non si parla di nobil donne costrette a matrimoni combinati dalle famiglie per mantenere il patrimonio o farlo crescere, anche se indirizzate agli studi, ma di una categoria che appartiene alla fascia contadina, in un periodo storico in cui per l’uomo vale il concubinaggio e riconoscere due famiglie è normalità, mentre la donna vive nella condizione pari a merce di scambio e di proprietà, sfruttata e prevaricata deve dedicarsi al lavoro, alla famiglia e alle angherie dell’uomo, non solo come marito o compagno, ma sottomessa al padre al fratello al figlio.

Questa breve e ridotta panoramica di ciò che attende il lettore di questo saggio per avventurarsi in questo viaggio nel meridione d’Italia in un mondo femminile descritto da un punto di vista maschile.

Simona Trunzo