Recensioni: “Percezioni comasche” di Dante Maffia

“Da ragazzo

studiando geografia

pensavo a Como

come un bolla d’acqua

con le case fatte d’acqua,

con le strade e le chiese fatte d’acqua

e gli uomini intenti a navigare

rincorrendo Ulisse.

A quell’età lo Jonio e il Lago

avevano lo stesso sguardo di Nausicaa.”

Uscito per iQuaderni del Bardo edizioni nella collana di poesia Altri incontri, Percezioni comasche è il titolo della nuova raccolta di liriche di Dante Maffia, apprezzato poeta di caratura internazionale, tradotto in decine di Paesi come Russia, Giappone, Spagna e Romania.

Percezioni comasche è una serenata d’amore per la città di Como e il suo Lago, con la maiuscola, luoghi dell’anima del poeta, discretamente incline agli innamoramenti verso alcune città: la sua Roseto Capo Spulico – paese calabrese sul Mar Jonio in cui è nato nel 1946 –, Reggio Calabria, Matera, Roma, Craiova e Kyoto, per citarne altre.

L’opera conferma Como tappa centrale della personale geografia dei sentimenti di Dante Maffia. L’elegante città, “la bomboniera”, con il “lungo sorriso” del suo celebre lago a forma di Y capovolta – il lago più aristocratico secondo Guido Piovene che vi fece visita nel suo Viaggio in Italia – che Dante Maffia omaggia in versi che pongono in evidenza aspetti meno appariscenti, sorvolando gli stereotipi, valicando “l’appiccicaticcio odore manzoniano”.

Pertanto le liriche dell’autore percorrono tutta la città lombarda, dalla Basilica di Sant’Abbondio al Duomo, passando per la neoclassica Villa Olmo, il Tempio Voltiano – museo che ospita una esposizione permanente dedicata alla memoria dell’illustre comasco Alessandro Volta – e il Castel Baradello che svetta sulla città – “Grande sorpresa! / La sagoma al tramonto / sembrava uguale, / ma proprio uguale, / a quella del Castello / del mio paese”.

Nel suo canto d’amore, Maffia ricorre anche alla immediatezza degli haiku – forme poetiche di origine giapponese che il poeta adopera egregiamente, tanto che nel Paese del Sol Levante dal 2023 esiste anche un premio specifico intitolato all’autore nato in Calabria – riuscendo così a dare vita, come afferma nel testo introduttivo Laura Garavaglia, direttrice della collana, a “quadri indelebili che coagulano gli umori della città e del Lago”.

I ricordi legati a Como – conosciuta la prima volta a vent’anni, come “un passero smarrito”, rincorrendo un amore poi scomparso; un episodio del passato che ha lasciato “strascichi incancellabili” nel rapporto del poeta con la città lariana e il suo Lago – sono intervallati da componimenti sul ruolo della poesia, forma d’arte senza tempo che non necessita delle luci della ribalta e dell’approvazione pubblica del fugace oggi per esistere, ma che si avvicina di più a “una baraccopoli nella quale cadono le stelle e nessuno ci fa caso”.

Un po’ come le città, quelle che riescono a brillare di luce propria nonostante le ombre che vi si agitano dentro, quelle destinate alla perpetuità.

Antonio Pagliuso