Mille anni e non sentirli, alla scoperta del Platano di Curinga

“E tu, Platano illustre”. Scopriamo il millenario Platano di Curinga, in corsa per diventare l’albero europeo dell’anno.

“E tu, Platano illustre, a le cui grate

Ombre pur or novellamente io seggo,

Per acquistarmi anch’io nome di vate,

Ergi i tuoi rami ognor; ché s’io ben leggo

Ne lo avvenir, de’ valorosi Insubri,

Sotto un astro men reo, la fama io veggo

Volar da gli Arimaspi a’ liti Rubri.”

Questi sono i famosi versi che Giuseppe Parini, importante esponente dell’illuminismo in Italia e membro dell’Accademia dei Trasformati di Milano, dedicò al platano, questa pianta spontanea suddivisa principalmente in due specie – l’occidentale e l’orientale –, che cresce da tempo immemore nell’area del Mediterraneo. Un albero forte e resistente ai cambi climatici e a ogni genere di fenomeno atmosferico.

Vicino ai ruderi del monastero basiliano di Sant’Elia Vecchio, a Curinga, in provincia di Catanzaro, svetta un platano gigante, un platanus orientalis, circondato da un piccolo ruscello. È il millenario Platano di Curinga, anche chiamato Platano di Vrisi, dal greco brusis, sorgente.

L’enorme arbusto – già il più grande d’Italia – è in corsa per diventare l’albero europeo dell’anno e in queste settimane è stato preso d’assalto da molti visitatori singoli e di gruppo – soltanto in questo fine settimana è stato meta di tre escursioni naturalistiche organizzate da Igers Calabria, Igers Catanzaro e Igers Lamezia Terme, da Calabria Yallers e Che si dice a Curinga? e dall’associazione Un posto di Calabria.

Scopriamo il millenario Platano di Curinga

Il Platano di Vrisi è alto 31,5 metri e ha una circonferenza di oltre 14 metri. Il suo interno è completamente cavo, tanto che, come suggerisce il professore Cesare Cesareo nel libriccino Itinerari curinghesi nato da un progetto di collaborazione tra Associazione per Curinga e la scuola elementare locale, potrebbe ospitare “comodamente più di dieci persone”. La leggenda vuole che furono gli stessi monaci basiliani del monastero di Sant’Elia Vecchio a piantare l’albero, all’incirca mille anni fa.

Dalla sua posizione, su un pianoro affacciato sul golfo di Sant’Eufemia, è possibile spaziare, nelle giornate più chiare, e sullo Ionio e sul Tirreno, raggiungendo con lo sguardo le isole Eolie più vicine e persino la cima dell’Etna. Un tempo, inoltre, veniva utilizzato dai pastori della zona per ripararsi dalle intemperie.

A contendere al monumentale Platano di Curinga – sul quale segnaliamo un altro libro: La leggenda del platano di Vrisi di Franco Fruci – il titolo di albero europeo dell’anno sono altri storici alberi d’Europa come la spagnola Millenaria Carrasca di Lecina e l’Antico sicomoro in Repubblica Ceca.

Le votazioni sono aperte fino al 28 febbraio (è possibile votare cliccando qui) e il vincitore del concorso, istituito da Environmental Partnership Association, sarà proclamato nella giornata del 17 marzo.

Antonio Pagliuso

Foto Antonio Pagliuso