Recensioni: “La maledizione di Rasputin” di Sergio Kraisky

Nel romanzo La maledizione di Rasputin, Sergio Kraisky percorre gli anni in cui esplodono le persecuzioni comuniste e naziste degli ebrei. La storia di anime perdute in guerra con la vita e con la storia.

Venire al mondo in Russia tra la seconda metà degli anni dieci e la prima degli anni venti del Novecento non corrispondeva certo a nascere sotto una buona stella. Con la caduta dello zarismo, la rivoluzione, il comunismo di guerra e la guerra civile, eventi propedeutici all’ascesa al potere dei bolscevichi e all’istituzione dell’Unione Sovietica, quella parabola temporale è ricordata come alquanto turbolenta e sventurata. Avvenimenti tragici di cui in molti, nel corso del tempo, hanno voluto individuare una misterica origine: l’uccisione, con spaventosa difficoltà, di Grigorij Rasputin, il celeberrimo mistico siberiano che era riuscito così tanto a plagiare Nicola II Romanov e famiglia tanto da meritarsi il soprannome di Zar dello zar.

La nascita di Pavel Krotovskij

Rasputin veniva fatto fuori al termine di una congiura guidata dal principe Feliks Jusupov. Era la notte tra il 16 e il 17 dicembre 1916 e proprio quella notte, al culmine di dieci infernali ore di travaglio, nasceva Pavel, figlio dei benestanti Oleg e Anna Krotovskij. Una nascita segnata da una maledizione, ché la vita di Oleg sarà perennemente seguita da un’ombra funesta.

Con la guerra per la conquista del potere da parte dei bolscevichi, le condizioni di vita del popolo russo precipitarono: il rublo si trasformò in carta straccia buona neppure per alimentare un braciere, le carestie e le malattie esplosero in numerose città e per le strade si moltiplicarono i mendicanti, i ladri e le prostitute. Anche i Krotovskij, famiglia al centro del romanzo di Sergio Kraisky, La maledizione di Rasputin (edito da Voland), dopo un primo momento in cui riuscirono a mantenere intatto il loro stile di vita agiato – mentre gran parte della popolazione si arrabattava per vivere e si nutriva di miglio e aringhe sgraffignati qua e là, a tavola Krotovskij era servita con frequenza della costosissima carne di cavallo –, furono colpiti dalla implacabile mannaia del nuovo regime.

Il capofamiglia sarò arrestato con l’accusa di sabotaggio e condannato a sei anni di colonia penale in un campo per sifilitici sperduto tra i monti Urali, mentre Anna e il piccolo Pavel riusciranno a fuggire in Italia. Il ragazzo crescerà così senza padre e vedrà i suoi ideali cambiare radicalmente con l’avvento del fascismo e lo scoppio del secondo conflitto mondiale; avvenimenti che lo porteranno alla decisione di arruolarsi e raggiungere il fronte orientale per ricongiungersi alla figura paterna perduta.

“Dopo essere fuggito dalla Russia comunista che aveva imprigionato il padre, era diventato comunista nella speranza di tornare in Russia per ritrovarlo.”

Le vicissitudini degli Schmidt

Nel libro di Sergio Kraisky, la storia di Pavel Krotovskij e dei suoi cari si intreccia a quella di un’altra famiglia che assapora l’amaro delle guerre e delle persecuzioni razziali del Ventesimo secolo. Gli Schmidt sarebbero una perfetta famiglia ariana del Terzo Reich se l’illustre genetista del Kaiser Wilhelm Institut di Berlino Ralf Schmidt non fosse sposato con l’ebrea Sara Liebermann e in procinto di divenire padre di un’ulteriore ebrea, la figlia Sigrid, nata proprio nel 1933, l’anno domini distinto dall’ascesa di Adolf Hitler.

La fuga dalla Germania alla volta della Romania, dove i dissoluti ebrei tedeschi diventeranno presto invisi, sarà soltanto la prima tappa delle peregrinazioni che condizioneranno l’esistenza degli Schmidt. Dalla Romania all’Afghanistan di re Zahir Shah – un Paese che alla fine degli anni quaranta godeva di una stabilità politica e anelava di entrare nella modernità – e poi, una volta avvertite anche in Asia nuove ondate antisemite, una nuova decisione: emigrare in Brasile. E sarà in America Latina che il destino di inadeguati, di perseguitati della storia, di nati nel secolo sbagliato di Sigrid e Pavel si incrocerà.

La maledizione di Rasputin è un romanzo storico che percorre l’intera parabola del cosiddetto Secolo breve, un’epoca da cui discendiamo noi, gli equilibri instabili e i problemi del nostro presente.

Antonio Pagliuso