Vietato parlare agli sconosciuti “Il maestro e Margherita” di Michail BulgakovFoto di pubblico dominio condivisa via Wikipedia

Il 15 maggio 1891, centotrenta anni fa, nasceva a Kiev Michail Bulgakov, il celebre autore de Il maestro e Margherita, perfetta mescidanza di romanzo satirico, surreale, romantico e folklorico.

Berlioz, presidente dell’associazione letteraria MASSOLIT e Ivan Bezdomnyj (in russo, letteralmente, “senza casa”) fanno un incontro paradossale agli stagni del Patriarca di Mosca. Da un incipit ben ponderato avrà inizio un romanzo che in realtà ne racchiude un altro e in cui si incrociano la sterile, meschina e snaturata Mosca degli anni trenta del Novecento e la storia biblica, e ancora il piano orizzontale della vita comune e quello trascendentale, le passioni mondane e i valori assoluti di verità, menzogna, immortalità letteraria e dell’eterna lotta tra bene e male.

Un Gesù umanizzato, un Ponzio Pilato penitente, un demone sui generis con la sua strampalata combriccola di aiutanti, un Maestro in lotta con gli altri e con se stesso e una donna sua eterna amante. Mescidanza stilisticamente perfetta di romantico, satirico, fantastico, surreale, demonologico e folklorico. Nonostante le diverse linee narrative creino a volte degli iniziali spaesamenti, la struttura del romanzo è ordinata, severa al suo interno. Già dall’epigrafe vediamo come Michail Bulgakov affondi le radici nel passato letterario e consolidi il tema faustiano. Esso viene recuperato dallo scrittore dalla traduzione dal tedesco di Merežkovskij, inserendosi in tal modo in una tradizione più o meno consolidata, ma sempre lasciata sottotraccia perché scomoda.

Altre fonti certe sono Hoffmann, in cui troviamo la fusione tra grottesco e melodico, e suggestioni brjusoviane dedicate a vicende di stregoneria. Sono presenti anche spunti di simbolismo allucinato, come la descrizione della luce lunare che preannuncia sempre l’entrata in scena del femmineo, della misteriosa quanto pragmatica Margherita.

Montale sul Maestro e Margherita di Michail Bulgakov

Lasciamo a Eugenio Montale il giudizio dell’opera: “Un romanzo-poema o, se volete, uno show in cui intervengono numerosissimi personaggi, un libro in cui un realismo quasi crudele si fonde o si mescola col più alto dei possibili temi – quello della Passione – non poteva essere concepito e svolto che da un cervello poeticamente allucinato. È qui che il poco noto Bulgakov si congiunge con la più profonda tradizione letteraria della sua terra: la vena messianica, quella che troviamo in certe figure di Gogol’ e di Dostoesvkij e in quel pazzo di Dio che è il quasi immancabile comprimario di ogni grande melodramma russo.”

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Le influenze

Il maestro e Margherita di Michail Bulgakov, nato a Kiev il 15 maggio 1891, esattamente centotrenta anni fa, nel corso dei decenni successivi alla sua pubblicazione (avvenuta postuma tra il 1966 e il 1967) ha ispirato scrittori e registi e anche Mick Jagger e Keith Richards nella composizione del brano Sympathy for the Devil.

Valentina Balestra e Denise Simonetti (Slaviste col rossetto)

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